I 36 prescelti e una nota a margine.
Attendiamo da tutte e tutti il racconto completo per il 25 marzo (da inviare all’indirizzo segreteria@premiocalvino.it).
Il 17 aprile saprete chi sono i 10 finalisti e troverete il loro testo sul sito dell’Indice. Tra il 17 e il 26 aprile chi vorrà potrà votare il suo preferito partecipando così a definire il vincitore del pubblico.
Il 10 maggio al Salone del libro (Sala Madrid, a partire dalle ore 19.30) si scopriranno le carte e si saprà chi sono i due vincitori, uno per la Giuria e l’altro “pop”.
I 36 prescelti
- ANTONUCCI Germano (1975), Il mare arcobaleno dei bambini corallo
- BACCILIERI Emanuele (1965), Gli Dei della discarica
- BARICCI Giulio (1947), Per un filo di seta
- BENATTI Francesco (1999), Una sirena a Venezia
- BERTOLINO Ernesto (1972), Mamadou, una rigenerazione
- BORGONOVO Mattia (2000), Tagli pregiati
- CANDELIERE Matteo (1990), Piantine
- CINÀ Francesca (1964), Schianti
- COSTACURTA Stefano (1978), Come sbarazzarsi dei tarli
- DORE Luca (1977), La sezione distaccata
- FACHECHI Matteo (1993), Il disturbatore di mosche
- FATTORINI Francesco (1962), Alice
- FOTI Donatella (1962), Storia terrena e celeste di Ordolica Persegan
- GHIOTTI Michele (1989), Carne della mia carne, occhi dei miei occhi
- LAMANNA Margaret (1999), Bestie tranquille
- LUGLI Elisabetta Lucia (1978), Il giorno che cambiò la mia vita
- MAGRO Gabriele (1998), Il molosso
- MINGO Isabella (1959), Ossidiana
- MIRISOLA Beniamino (1970), I pini stanno fermi
- NANNERLE (1962), La panchina
- NEGRETTI Carla (1961), Sogni di(s)umani
- NOTTOLI Enrico (1994), Il sangue arcobaleno
- RAFFAELLI Luca (1959), Topolino
- RAIMONDI Emanuele (1981), Le arpie
- RIGOTTO Letizia (1999), Il Conteflabis
- ROMEO Gianni (1991), Ecofeticisti
- ROMITI Luca (1990), Lucanus Sapiens
- ROSSI Filippo (1986), Memento fiori
- RUSSO Adriano (1993), Scuoiatura
- SABATINI Chiara (2001), Le mie radici
- SEGONI Francesco (1972), L’amore e l’upupa
- SETRAGNO Mario (1964), In nome del popolo italiano
- SORIA Sabrina Cinzia (1965), Il granchio
- TALLINI Daniela (1969), Femina glucosia
- VERZINA Pietro (1984), Polli fritti coi piedi
- VUANO Barbara (1957), La moneta del diavolo
Nota a margine
L’attesa era di racconti che intrecciassero specie diverse, utilizzando il termine specie nella sua valenza più aperta e suggestiva. Da un lato noi, l’essere tassonomicamente definito homo sapiens, dall’altro gli animali non umani, le piante, le pietre, tutto ciò che comunemente si considera natura. E nel frattempo, ricordiamolo, si profilano e già incombono nuove specie con cui occorrerà fare presto i conti: sapiens modificati, robot, I.A. e altre per ora ignote soggettività. Che rapporto può esserci tra umano e non umano: ci può essere affinità o è l’estraneità a prevalere? Sensibilità e intelligenza sono unicamente dei sapiens? Si può amare un’entità non umana come si ama una persona ed esserne riamati? Possiamo violare a nostro piacimento il non umano? O dovremmo esitare? Le specie nel tempo si modificano e così il rapporto con loro? Il non umano può ribellarsi al dominio umano? Le questioni possibili sono infinite e hanno da sempre coinvolto menti e fantasie, ma si sono dovuti aspettare i filosofi romantici per cominciare a vederle poste speculativamente. Con loro, in modo ancora vago e intuitivo, ha iniziato a erodersi il profondo solco tracciato dal pensiero ebraico-cristiano prima e dalla filosofia razionalista poi, tra mondo umano e mondo non umano, considerato come mero oggetto di pratiche utilitaristiche a illimitata disposizione dell’uomo. Con loro si inizia a concepire una sensibilità nella natura e a vedere l’uomo come un tassello dell’insieme: i dipinti di Friedrich sono eloquenti con l’uomo sempre rappresentato di spalle mentre è immerso nella contemplazione della natura, e dove le scogliere bianche di Rügen paiono diventare un soggetto autonomo. Del 1848 è Nanna o l’anima delle piante di Gustav Theodor Fechner. E non dimentichiamo Darwin, Sull’origine delle specie (1869), per non dire de L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali del 1872, opere che hanno modificato l’idea della singolarità e dell’eccezionalità dell’uomo. Comunque, malgrado l’inedito mood romantico e le considerazioni evoluzionistiche sull’origine dell’uomo, Ottocento e Novecento hanno continuato a essere epoche del trionfo della ragione tecnica e dell’asservimento totale della natura ai bisogni ai consumi ai desideri dell’uomo. Un esempio per tutti le slaughterhouses dei nostri tempi, una sorta di Shoah del mondo animale. O il delta del Niger, dove una dirompente estrattività ha reso invivibile la zona per gli esseri viventi. Ma ormai nel terzo millennio cominciano a sentirsi gli scricchiolii di tale visione del mondo (i mutamenti climatici, il depauperamento dei mari, l’inarrestabile cementificazione delle coste, la rapidissima scomparsa di specie animali e vegetali cui si è sottratto l’habitat, l’irreversibile inquinamento, la crescita esponenziale di scorie e rifiuti) e delle connesse pratiche industriali e ambientali. Sta affermandosi una nuova sensibilità. E quelli che finora sono stati considerati semplici e accettabili danni collaterali stanno occupando il centro dell’attenzione e si comincia a pensare che forse il nostro stile di vita dovrebbe essere negoziabile.
Questo era il sottotesto della nostra scelta di quest’anno. I 913 partecipanti al concorso hanno risposto in modo appassionato, concentrandosi fondamentalmente su alcuni aspetti più fantastici e surreali. Li ha soprattutto calamitati l’idea di transpecie più che di interspecie: il desiderio o la tendenza a diventare altro da sé, farsi vegetale soprattutto, magari una semplice foglia. Ma non mancano più inquietanti trasformazioni, come se si percepisse ormai la difficoltà a controllare la nostra struttura biologica, sottoposta a infinite pressioni. Anche le nuove relazioni con gli androidi, i robot, l’I.A. hanno attratto, vedendovi un ruolo di servizio che può però trasformarsi in ruolo di dominio. Gli animali non umani, con un singolare privilegio per gli insetti, vengono spesso antropomorfizzati, anziché, più complessamente, soggettivati. Certo non sono state molte, come invece avevamo immaginato, le storie con le specie compagne ‒ cani & gatti & altri esseri ‒ come le definisce Donna Haraway. Come incubi si presentano invece i cumuli di rifiuti domestici e urbani, sinistri luoghi di proliferazione di mostri arcani e arcaici. In taluni incipit si profila poi un nuovo rapporto con gli oggetti, guidato dal riuso e dalla rigenerazione. Il tono, in generale, non appare catastrofista ‒ talvolta è addirittura ironico ‒ quasi si fosse in attesa di un nuovo inizio rigenerante. Chissà!
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