News

Call per racconti – Sesta edizione: incipit selezionati

giovedì, 21 Marzo 2024

I 36 prescelti e una nota a margine.

Attendiamo da tutte e tutti il racconto completo per il 25 marzo (da inviare all’indirizzo segreteria@premiocalvino.it).

Il 17 aprile saprete chi sono i 10 finalisti e troverete il loro testo sul sito dell’Indice. Tra il 17 e il 26 aprile chi vorrà potrà votare il suo preferito partecipando così a definire il vincitore del pubblico.

Il 10 maggio al Salone del libro (Sala Madrid, a partire dalle ore 19.30) si scopriranno le carte e si saprà chi sono i due vincitori, uno per la Giuria e l’altro “pop”.

I 36 prescelti

  • ANTONUCCI Germano (1975), Il mare arcobaleno dei bambini corallo
  • BACCILIERI Emanuele (1965), Gli Dei della discarica
  • BARICCI Giulio (1947), Per un filo di seta
  • BENATTI Francesco (1999), Una sirena a Venezia
  • BERTOLINO Ernesto (1972), Mamadou, una rigenerazione
  • BORGONOVO Mattia (2000), Tagli pregiati 
  • CANDELIERE Matteo (1990), Piantine
  • CINÀ Francesca (1964), Schianti  
  • COSTACURTA Stefano (1978), Come sbarazzarsi dei tarli 
  • DORE Luca (1977), La sezione distaccata
  • FACHECHI Matteo (1993), Il disturbatore di mosche
  • FATTORINI Francesco (1962), Alice
  • FOTI Donatella (1962), Storia terrena e celeste di Ordolica Persegan
  • GHIOTTI Michele (1989), Carne della mia carne, occhi dei miei occhi
  • LAMANNA Margaret (1999), Bestie tranquille
  • LUGLI Elisabetta Lucia (1978), Il giorno che cambiò la mia vita
  • MAGRO Gabriele (1998), Il molosso
  • MINGO Isabella (1959), Ossidiana
  • MIRISOLA Beniamino (1970), I pini stanno fermi
  • NANNERLE (1962), La panchina
  • NEGRETTI Carla (1961), Sogni di(s)umani
  • NOTTOLI Enrico (1994), Il sangue arcobaleno
  • RAFFAELLI Luca (1959), Topolino
  • RAIMONDI Emanuele (1981), Le arpie
  • RIGOTTO Letizia (1999), Il Conteflabis
  • ROMEO Gianni (1991), Ecofeticisti
  • ROMITI Luca (1990), Lucanus Sapiens
  • ROSSI Filippo (1986), Memento fiori
  • RUSSO Adriano (1993), Scuoiatura
  • SABATINI Chiara (2001), Le mie radici
  • SEGONI Francesco (1972), L’amore e l’upupa
  • SETRAGNO Mario (1964), In nome del popolo italiano 
  • SORIA Sabrina Cinzia (1965), Il granchio
  • TALLINI Daniela (1969), Femina glucosia
  • VERZINA Pietro (1984), Polli fritti coi piedi
  • VUANO Barbara (1957), La moneta del diavolo  

Nota a margine

L’attesa era di racconti che intrecciassero specie diverse, utilizzando il termine specie nella sua valenza più aperta e suggestiva. Da un lato noi, l’essere tassonomicamente definito homo sapiens, dall’altro gli animali non umani, le piante, le pietre, tutto ciò che comunemente si considera natura. E nel frattempo, ricordiamolo, si profilano e già incombono nuove specie con cui occorrerà fare presto i conti: sapiens modificati, robot, I.A. e altre per ora ignote soggettività. Che rapporto può esserci tra umano e non umano: ci può essere affinità o è l’estraneità a prevalere? Sensibilità e intelligenza sono unicamente dei sapiens? Si può amare un’entità non umana come si ama una persona ed esserne riamati? Possiamo violare a nostro piacimento il non umano? O dovremmo esitare? Le specie nel tempo si modificano e così il rapporto con loro? Il non umano può ribellarsi al dominio umano? Le questioni possibili sono infinite e hanno da sempre coinvolto menti e fantasie, ma si sono dovuti aspettare i filosofi romantici per cominciare a vederle poste speculativamente. Con loro, in modo ancora vago e intuitivo, ha iniziato a erodersi il profondo solco tracciato dal pensiero ebraico-cristiano prima e dalla filosofia razionalista poi, tra mondo umano e mondo non umano, considerato come mero oggetto di pratiche utilitaristiche a illimitata disposizione dell’uomo. Con loro si inizia a concepire una sensibilità nella natura e a vedere l’uomo come un tassello dell’insieme: i dipinti di Friedrich sono eloquenti con l’uomo sempre rappresentato di spalle mentre è immerso nella contemplazione della natura, e dove le scogliere bianche di Rügen paiono diventare un soggetto autonomo. Del 1848 è Nanna o l’anima delle piante di Gustav Theodor Fechner. E non dimentichiamo Darwin, Sull’origine delle specie (1869), per non dire de L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali del 1872, opere che hanno modificato l’idea della singolarità e dell’eccezionalità dell’uomo. Comunque, malgrado l’inedito mood romantico e le considerazioni evoluzionistiche sull’origine dell’uomo, Ottocento e Novecento hanno continuato a essere epoche del trionfo della ragione tecnica e dell’asservimento totale della natura ai bisogni ai consumi ai desideri dell’uomo. Un esempio per tutti le slaughterhouses dei nostri tempi, una sorta di Shoah del mondo animale. O il delta del Niger, dove una dirompente estrattività ha reso invivibile la zona per gli esseri viventi. Ma ormai nel terzo millennio cominciano a sentirsi gli scricchiolii di tale visione del mondo (i mutamenti climatici, il depauperamento dei mari, l’inarrestabile cementificazione delle coste, la rapidissima scomparsa di specie animali e vegetali cui si è sottratto l’habitat, l’irreversibile inquinamento, la crescita esponenziale di scorie e rifiuti) e delle connesse pratiche industriali e ambientali. Sta affermandosi una nuova sensibilità. E quelli che finora sono stati considerati semplici e accettabili danni collaterali stanno occupando il centro dell’attenzione e si comincia a pensare che forse il nostro stile di vita dovrebbe essere negoziabile.

    Questo era il sottotesto della nostra scelta di quest’anno. I 913 partecipanti al concorso hanno risposto in modo appassionato, concentrandosi fondamentalmente su alcuni aspetti più fantastici e surreali. Li ha soprattutto calamitati l’idea di transpecie più che di interspecie: il desiderio o la tendenza a diventare altro da sé, farsi vegetale soprattutto, magari una semplice foglia. Ma non mancano più inquietanti trasformazioni, come se si percepisse ormai la difficoltà a controllare la nostra struttura biologica, sottoposta a infinite pressioni. Anche le nuove relazioni con gli androidi, i robot, l’I.A. hanno attratto, vedendovi un ruolo di servizio che può però trasformarsi in ruolo di dominio. Gli animali non umani, con un singolare privilegio per gli insetti, vengono spesso antropomorfizzati, anziché, più complessamente, soggettivati. Certo non sono state molte, come invece avevamo immaginato, le storie con le specie compagne ‒ cani & gatti & altri esseri ‒ come le definisce Donna Haraway. Come incubi si presentano invece i cumuli di rifiuti domestici e urbani, sinistri luoghi di proliferazione di mostri arcani e arcaici. In taluni incipit si profila poi un nuovo rapporto con gli oggetti, guidato dal riuso e dalla rigenerazione. Il tono, in generale, non appare catastrofista ‒ talvolta è addirittura ironico ‒ quasi si fosse in attesa di un nuovo inizio rigenerante. Chissà!

La giuria della XXXVII edizione

giovedì, 1 Febbraio 2024

VIOLA ARDONE

Viola Ardone, napoletana, si è laureata in Lettere nel 1997 con una tesi in Storia del teatro. Dopo un’esperienza editoriale, insegna Italiano e Latino al liceo. Per Einaudi sono usciti i romanzi Il treno dei bambini (2019) ‒ tradotto in 36 lingue, su cui si basa il film di Cristina Comencini presto in sala ‒, Oliva Denaro (2021) ‒ dal quale è tratto l’omonimo spettacolo teatrale con la regia di Giorgio Gallione attualmente in tournée ‒, e Grande meraviglia (2023). Con Salani ha pubblicato La ricetta del cuore in subbuglio (2012) e Una rivoluzione sentimentale (2016). È autrice della drammaturgia Un sogno di fuga, andato in scena al Campania Teatro Festival del 2021. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno, Repubblica, La Stampa, L’Espresso.


BEATRICE MANETTI

Beatrice Manetti, fiorentina, insegna Letteratura italiana contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino e fa parte del Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne e di genere (Cirsde), che ha diretto dal 2019 al 2022. Ha scritto saggi e curato volumi sulle maggiori scrittrici italiane del Novecento (tra le altre, Ortese, Banti, Ginzburg) con una speciale fedeltà a Paola Masino, alla quale ha dedicato una monografia e la curatela di un volume collettivo (Paola Masino, Fondazione Mondadori, 2016) e, più di recente, a Natalia Ginzburg. Nel 2022 ha curato per Carocci, insieme a Massimiliano Tortora, il manuale Letteratura italiana contemporanea. È condirettrice de L’Indice dei Libri del Mese.


ROBERTA MAZZANTI

Roberta Mazzanti è stata ricercatrice di Letteratura anglo-americana presso l’Università degli Studi di Milano. Dal 1986 al 2010 ha lavorato per Giunti, ideando la collana Astrea dedicata alla narrativa delle donne di ogni paese (da Andreas-Salomé a Rodoreda, da Enchi a Mernissi). Ha collaborato a riviste come Linea d’Ombra e Leggendaria. Fa parte dell’Associazione Forum per il libro e della Società Italiana Letterate. Si è dedicata alla scrittura autobiografica con Sotto la pelle dell’orsa (Iacobelli, 2015). Suoi sono numerosi saggi, in particolare su Anne Michaels, Elena Ferrante, Toni Morrison, Melville e Poe. Nel 2016 ancora per Iacobelli ha curato ‒ con Silvia Neonato e Bia Sarasini ‒ il seminale L’invenzione delle personagge.


ANDREA POMELLA

Andrea Pomella è nato a Roma nel 1973. Dopo aver pubblicato tra il 2004 e il 2007 monografie d’arte su Caravaggio, Van Gogh e i Musei Vaticani, esordisce nella narrativa con Il soldato bianco (Aracne, 2008). Ha pubblicato poi i romanzi La misura del danno (Fernandel, 2013), Anni luce (Add, 2018; entrato lo stesso anno nella dozzina dello Strega), L’uomo che trema (Einaudi, 2018; vincitore del Premio Napoli 2019 e del Wondy 2020), I colpevoli (Einaudi, 2020) e Il dio disarmato (Einaudi, 2022), originale sguardo sul rapimento Moro. Suoi sono inoltre i saggi narrativi 10 modi per imparare a essere poveri ma felici (Laurana, 2012) e A Edimburgo con Irvine Welsh (Perrone, 2023). Insegna alla Scuola del Libro di Roma e alla torinese Scuola Holden.


ALESSANDRO ZACCURI

Alessandro Zaccuri è nato a La Spezia nel 1963 e vive a Milano. Dirige la Comunicazione dell’Università Cattolica e scrive su Avvenire. Ha esordito come narratore nel 2003 con Milano, la città di nessuno (L’Ancora del Mediterraneo; premio Biella Letteratura e Industria). Nel 2007 con Il signor figlio (Mondadori, ora Tascabili Marsilio) ha vinto il Selezione Campiello. Ha poi pubblicato i romanzi Infinita notte (Mondadori, 2009), Dopo il miracolo (Mondadori, 2012), La quercia di Bruegel (Aboca, 2021), Poco a me stesso (Marsilio, 2022) e il memoir Nel nome (NNE, 2019). Con Lo spregio (Marsilio, 2016) si è aggiudicato, in particolare, i premi Comisso e Mondello Giovani. È autore di svariati saggi, tra cui Come non letto (Ponte alle Grazie, 2017).

Trame interspecie

mercoledì, 20 Dicembre 2023

Torna il Call per racconti brevi del Premio Italo Calvino e torna ammiccando sempre al fantastico, senza però dimenticare possibili esperienze vissute o comunque vivibili. Il titolo quest’anno è Trame interspecie, e il sottotitolo glossa:

     Sogni e incubi, sacralità e violabilità, affinità ed estraneità nell’affascinante soglia tra umano e non umano tanto più cruciale nell’epoca del dispiegato antropocene, ma da sempre frequentata dall’immaginazione: incroci con altre sensibilità e intelligenze, aperture ad altri regni della natura, presagi di nuove ecologie. Sempre sulla via del fantastico, ma non solo.

Ci aspettiamo dunque racconti che intreccino specie diverse, utilizzando il termine specie nella sua valenza più aperta e suggestiva. Da un lato noi, l’essere tassonomicamente definito homo sapiens, dall’altro gli animali non umani, le piante, le pietre, tutto ciò che comunemente si considera natura. Che rapporto può esserci tra umano e non umano: ci può essere affinità o è l’estraneità a prevalere? Sensibilità e intelligenza sono unicamente dei sapiens? Si può amare un’entità non umana come si ama una persona ed esserne riamati? Possiamo violare a nostro piacimento il non umano? O dovremmo esitare? Le specie nel tempo si modificano e così il rapporto con loro? Il non umano può ribellarsi al dominio umano? Le questioni possibili sono infinite e hanno da sempre coinvolto menti e fantasie, ma si sono dovuti aspettare i filosofi romantici per cominciare a vederle poste speculativamente. Oggi, nell’epoca dell’incontrastato e totalizzante antropocene, i cui scricchiolii costituiscono ormai un minaccioso rumore di fondo, forse occorrerebbe porsele concretamente. Si può pensare a nuove ecologie, a nuove relazioni tra l’uomo, gli organismi vegetali e animali e l’ambiente in cui vivono? O di fronte a noi si aprono solo incubi e inferni? E nel frattempo, ricordiamolo, si profilano e già incombono nuove specie di altra natura con cui occorrerà fare rapidamente i conti: sapiens modificati, robot, I.A. e altre per ora ignote soggettività.

Invitiamo chi scriverà a mettere in gioco immaginazione e intelligenza, tenendo ben presente ciò che Horacio Quiroga dice nel suo decalogo del perfetto cuentista:

→ Non cominciare a scrivere senza sapere fin dalla prima parola dove stai andando. In un racconto ben riuscito le prime tre righe hanno quasi la stessa importanza delle ultime tre.

→ Prendi per mano i tuoi personaggi e conducili con fermezza fino alla fine, senza guardare altro che la strada che hai tracciato per loro. Non ti distrarre guardando tu ciò che loro non possono o non si curano di guardare … Considerala una verità assoluta, benché non lo sia.

Da parte nostra di qui al 3 marzo non mancheranno stimoli e consigli che chi vorrà cimentarsi potrà trovare sui nostri canali social.

Auguri a tutti di buone letture e di buon lavoro, sia a chi parteciperà sia a chi non parteciperà.

Mario Marchetti

Call per autori esordienti di narrativa breve – 6° edizione

martedì, 19 Dicembre 2023

6° EDIZIONE (2024)
CALL PER AUTORI ESORDIENTI DI NARRATIVA BREVE 

(CALVINO RACCONTI)

TRAME INTERSPECIE

Sogni e incubi, sacralità e violabilità, affinità ed estraneità nell’affascinante soglia tra umano e non umano tanto più cruciale nell’epoca del dispiegato antropocene, ma da sempre frequentata dall’immaginazione: incroci con altre sensibilità e intelligenze, aperture ad altri regni della natura, presagi di nuove ecologie. Sempre sulla via del fantastico, ma non solo.

a cura del Premio Italo Calvino
in collaborazione con il Book Pride e L’Indice dei Libri del Mese


Il Premio Italo Calvino, in collaborazione con il Book Pride e L’Indice dei Libri del Mese, indice la sesta edizione del call per racconti brevi.

Il Direttivo del Premio selezionerà i dieci racconti finalisti. Tra questi saranno poi decretati due vincitori. Il primo a cura di una giuria tecnica composta da Isabella Ferretti (presidente del Book Pride), Orazio Labbate (scrittore), Andrea Pagliardi (direttore editoriale dell’Indice) e Franco Pezzini (saggista); il secondo votato dal pubblico sul sito dell’Indice. Entrambi i racconti verranno pubblicati in un apposito speciale dedicato al fantastico in uscita con il numero di giugno dell’Indice.

REQUISITI DI PARTECIPAZIONE

Racconto inedito (non deve essere mai comparso né in forma cartacea né online) di massimo 12.000 battute (spazi inclusi), titolo escluso, a tema “Trame interspecie”.

Sogni e incubi, sacralità e violabilità, affinità ed estraneità nell’affascinante soglia tra umano e non umano tanto più cruciale nell’epoca del dispiegato antropocene, ma da sempre frequentata dall’immaginazione: incroci con altre sensibilità e intelligenze, aperture ad altri regni della natura, presagi di nuove ecologie. Sempre sulla via del fantastico, ma non solo.

Ogni autore può partecipare con UN SOLO racconto.

L’autore deve essere in possesso dei diritti del racconto con cui intende partecipare.

Non sono ammessi racconti scritti da due o più autori.

L’autore non deve aver pubblicato alcuna raccolta autonoma di racconti (ogni altro tipo di pubblicazione è ammesso: racconti in antologia, autopubblicazioni, romanzi).
Se un’eventuale raccolta di racconti autonoma precedentemente pubblicata rientra in una delle seguenti categorie, l’autore può partecipare al call con un racconto inedito:

  • autopubblicazioni (sia cartacee sia e-book),
  • pubblicazioni sostenute in qualsiasi forma (ad es. acquisto copie o servizi) da un contributo dell’autore,
  • edizioni a tiratura limitata a cura di associazioni ed enti locali,
  • pubblicazioni con basse tirature (inferiori alle 300 copie) o con un ridotto numero di copie vendute (inferiore a 200 se cartacea oppure inferiore a 400 download se digitale),
  • pubblicazioni tramite crowdfunding.

In caso di pubblicazioni precedenti, si prega di specificare nella mail di iscrizione a quale delle suddette categorie appartengono.

Non è ammessa la partecipazione ad altri concorsi con il racconto presentato al call.

La partecipazione comporta il pagamento di una quota di iscrizione pari a 20 euro da versare entro il 3 marzo. Il pagamento dovrà avvenire esclusivamente tramite bonifico bancario.
Attenzione: non sono accettati bonifici istantanei.

Causale: “Racconti 2024”
IBAN IT 43 U 05018 01000 000011450558
intestato a: Associazione per il Premio Italo Calvino (Banca Etica)

 

COME PARTECIPARE

La prima fase delle selezioni avverrà a partire dall’incipit del racconto.

L’autore dovrà perciò mandare la propria candidatura all’indirizzo iscrizioni@premiocalvino.it con oggetto “RACCONTI INEDITI” indicando nel corpo della mail:

Nome
Cognome
Eventuale pseudonimo
Titolo del racconto
Luogo e data di nascita
Residenza
Recapiti (email e telefono)
Pubblicazioni precedenti

Allegare:
1) l’incipit del racconto con cui si intende partecipare in formato .doc, .docx, .odt o .rtf,
2) un documento di identità
3) la ricevuta del pagamento.

L’incipit (che non deve superare le 1.500 battute, spazi inclusi) deve essere già completo di titolo; le battute del titolo non rientrano nel conteggio totale delle battute.

Denominare ogni file a partire dal cognome dell’autore, ad esempio per un concorrente di nome Paolo Rossi:

–> Rossi-incipit-2024
–> Rossi-pagamento-2024
–> Rossi-documento-2024

Si consiglia di procedere all’invio dell’incipit con attenzione: una volta inviato non sarà possibile apportare modifiche o sostituzioni.

Le candidature che perverranno al di fuori delle date previste, non conformi al regolamento o non complete dei dati e degli allegati richiesti non saranno prese in carico.

TEMPISTICHE E MODALITÀ DELLA SELEZIONE

Mandare la propria candidatura a partire dal 19 febbraio ed entro e non oltre il 3 marzo 2024.

Il Direttivo del Premio selezionerà, a suo insindacabile giudizio, almeno trenta incipit e pubblicherà sul sito del Premio (www.premiocalvino.it) l’elenco dei selezionati in data 21 marzo. Contestualmente verrà richiesto l’invio del racconto completo, da far pervenire non oltre il 25 marzo.

Tra i testi selezionati il Direttivo sceglierà una rosa di dieci racconti finalisti.

I nomi verranno pubblicati sul sito del Premio in data 17 aprile. In tale data compariranno anche sul sito dell’Indice dei Libri del Mese (www.lindiceonline.com), dove sarà possibile votare il proprio racconto preferito fino a venerdì 26 aprile.

PREMIAZIONE E PUBBLICAZIONE

A tutti gli autori selezionati verrà offerta la scheda di lettura.

Ai dieci finalisti sarà inoltre offerto un colloquio individuale a cura del Direttivo del Premio.

L’incontro di chiusura, durante il quale verranno annunciati i vincitori di questa edizione del call, si terrà durante il Salone del Libro di Torino (9-13 maggio), alla presenza dei giurati. Maggiori dettagli saranno forniti appena possibile.

I due racconti vincitori saranno pubblicati in un apposito speciale dedicato al fantastico in uscita con il numero di giugno dell’Indice dei Libri del Mese.

PARTECIPANDO AL CALL L’AUTORE ACCETTA IL PRESENTE BANDO E AUTORIZZA LA PUBBLICAZIONE DEL RACCONTO, SIA DA PARTE DELL’INDICE DEI LIBRI DEL MESE (ONLINE E CARTACEO) SIA IN UN’EVENTUALE ANTOLOGIA.

Domande frequenti

Quale genere di racconto è ammesso al call?
Sono ammessi i racconti riconducibili al genere fantastico, ma non solo: sogni e incubi, sacralità e violabilità, affinità ed estraneità nell’affascinante soglia tra umano e non umano tanto più cruciale nell’epoca del dispiegato antropocene, ma da sempre frequentata dall’immaginazione: incroci con altre sensibilità e intelligenze, aperture ad altri regni della natura, presagi di nuove ecologie.

Disponibile qui l’approfondimento del presidente Mario Marchetti.

Ho già pubblicato, posso partecipare lo stesso?
Sì. Si possono avere pubblicazioni precedenti di qualsiasi natura, fuorché intere raccolte di racconti a proprio nome (a meno che non rientrino in uno dei casi descritti sotto). Anche la pubblicazione di singoli racconti (se non si tratta di quello con cui si partecipa al call) in antologie o riviste, eventuali autopubblicazioni e romanzi sono ammessi.
Se un’eventuale raccolta di racconti autonoma precedentemente pubblicata rientra in una delle seguenti categorie, l’autore può partecipare al call con un racconto inedito:

  • autopubblicazioni (sia cartacee sia e-book),
  • pubblicazioni sostenute in qualsiasi forma (ad es. acquisto copie o servizi) da un contributo dell’autore,
  • edizioni a tiratura limitata a cura di associazioni ed enti locali,
  • pubblicazioni con basse tirature (inferiori alle 300 copie) o con un ridotto numero di copie vendute (inferiore a 200 se cartacea oppure inferiore a 400 download se digitale),
  • pubblicazioni tramite crowdfunding.

Posso partecipare con lo stesso racconto ad altri concorsi?
No. Il racconto con cui si partecipa deve essere totalmente inedito: non deve essere mai comparso né in forma cartacea né online, né concorrere ad altre iniziative.

Sono già in concorso al Premio Calvino (37° ed.), posso partecipare anche al call?
Sì. Le due iniziative sono indipendenti l’una dall’altra.

Vorrei partecipare in futuro al Premio Calvino, posso comunque partecipare al call?
Sì. Anche in questo caso, le due iniziative sono indipendenti l’una dall’altra.

Ho già partecipato al call l’anno scorso, posso partecipare di nuovo?
Sì.

Ci sono limiti di età per poter partecipare?
No. Come per il Premio Calvino, non sono previsti limiti di età.

Se l’incipit o il racconto supera le battute massime previste, c’è un margine di tolleranza?
No. Il limite massimo di battute è tassativo, sia per quanto riguarda l’incipit (1.500) sia per quanto riguarda il racconto completo, che non dovrà superare le 12.000 battute complessive (titolo escluso).

È previsto anche un limite minimo di battute?
No. L’incipit e l’eventuale racconto completo possono anche essere più brevi rispetto al limite massimo indicato (rispettivamente 1.500 e 12.000 battute, spazi inclusi).

Il racconto deve avere un titolo?
Sì. Ogni racconto deve avere un suo titolo (le cui battute non rientrano nel conteggio complessivo) e deve essere diverso dal tema (“Trame interspecie”). Il titolo va indicato già all’invio dell’incipit.

827

lunedì, 27 Novembre 2023

Ecco finalmente il numero esatto dei manoscritti in concorso alla XXXVII edizione del Calvino. 827: un numero che conferma il consenso e la fiducia nei confronti del Premio, un numero primo che è di per sé un auspicio. I numeri primi sono celibi, singoli e singolari, come speriamo lo siano i testi pervenuti, ciascuno con il suo segno, ciascuno diverso dagli altri, pur se con qualche ascendenza meticcia. La singolarità della parola e della narrazione è ciò di cui andiamo alla ricerca: miriamo a qualcosa che ci faccia vedere e sentire il mondo da una prospettiva inedita, sollevando un velo, illuminando zone oscure.

Tutti i manoscritti saranno come sempre ben accolti e di tutti ci cureremo secondo tradizione, augurandoci di saperne cogliere senso e intento, l’autentico che contengono: in essi, lo sappiamo, l’autore ha messo sé stesso. Il tragitto è già iniziato, ma da qui alla primavera ci aspetta ancora un lungo e impegnativo lavoro che culminerà all’inizio del prossimo giugno con la cerimonia di premiazione al Circolo dei Lettori di Torino, ma che proseguirà poi con l’invio dei giudizi a tutti i concorrenti.

Mario Marchetti, presidente del Premio Italo Calvino

Avventura latina

sabato, 14 Ottobre 2023

Il Premio Calvino in Ecuador

Tre giorni a Quito, tra il 16 e il 18 ottobre, di incontri con gli studenti di Italianistica di quattro delle principali università ecuadoregne e, per finire, un appuntamento con la Società Dante Alighieri di Guayaquil. Tutto nell’ambito della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo ‒ 16-22 ottobre, quest’anno dedicata alla sostenibilità ‒ in felice concomitanza con il centenario della nascita del nostro nume tutelare Italo Calvino, che come noi adesso si curava dei libri degli altri. Si parlerà del Premio, di un Italo Calvino visto in filigrana ambientalista ‒ senza forzature e senza arruolamenti postumi, ma, come si sa, i grandi fiutano il futuro ‒ a partire dall’edenico giardino della sanremese Villa Meridiana, dove Calvino crebbe, per arrivare a Leonia, la città invisibile della spazzatura. Ambasciatori del Premio saranno Chiara D’Ippolito e Gennaro Serio, vincitore col suo Notturno di Gibilterra dell’edizione 2019: un romanzo, questo, squisitamente calviniano per scrittura e per la concezione stessa della narrativa, come sottile gioco dell’intelligenza e della fantasia, romanzo che ha trovato nitida conferma nel recente Ludmilla e il corvo. Calvino è amatissimo nel Sur del mondo, soprattutto nel Sur cuentista: cercheremo di porgere nuove ragioni per questo amore.

Il Programma delle conferenze:

→ Lunedì 16 ottobre

             Ore 10-12: Università san Francisco de Quito USFQ
             Ore 17-19: Università Politecnica Salesiana UPS

→ Martedì 17 ottobre

             Ore 10-12: Università Central del Ecuador UCE
             Ore 15-17: Pontificia Università Cattolica del Ecuador PUCE

→ Mercoledì 18 ottobre

             Ore 10-11: Dante Alighieri – Comitato di Guayaquil

Ringraziamo l’Ambasciata italiana a Quito e il Ministero degli Affari Esteri per averci offerto questa bella occasione.

Mario Marchetti

QUOTA 5

martedì, 12 Settembre 2023

Ed eccoci a fare il punto sui finalisti accasati della XXXVI edizione. Siamo a quota 5. Bene, ma speriamo di fare meglio. Il testo vincitore, White people rape dogs di Jacopo Iannuzzi ‒ una voce spersa tra cielo e terra, dall’inconfondibile sound febbricitante, che ci viene da una nuova generazione di ribelli senza causa ‒ comparirà nella primavera 2024 da Einaudi Stile Libero. Sempre Einaudi, nella collana “Unici”, dove ha già visto la luce Altro nulla da segnalare della nostra Francesca Valente, pubblicherà Pietà del giovane Antonio Galetta: uno sguardo fenomenologico sulla palude politica italiana, e una preziosa collaborazione con una delle più interessanti scommesse editoriali degli ultimi tempi. Italo Svevo, nostra partner in tante felici avventure librarie (ricordiamo almeno Lingua madre di Maddalena Fingerle), ha scelto O’Cane di Luigia Bencivenga ‒ menzione speciale della Giuria ‒, uno straordinario affondo, aguzzo e non mimetico, nella Napoli fuori controllo che la cronaca ostinatamente ci ripropone. Agenzia Alcatraz, guidata da un manipolo di giovani di grande fede nella letteratura, ospiterà, nella collana “Labirinti” che insegue scritture d’avanguardia, Nataroccia di Silvana Miano, accanto alla nostra Jessica La Fauci e al suo Croste: ne emergono, facendo leva sul corpo, due attualissimi profili femminili. Atlantide, con il suo progetto di diffusione selettivamente mirato alle librerie indipendenti, per parte sua ha messo gli occhi sul magico La malinconia dei coralli dello psichiatra Giuseppe Quaranta, che ci porta con la sua scrittura avvolgente sulle vie della memoria e della condanna all’invecchiamento.

E per chiudere in bellezza, il 3 ottobre finalmente uscirà per La Nave di Teseo I calcagnanti, il romanzo fantasticamente eversivo di Nicolò Moscatelli, vincitore della XXXV edizione.

Mario Marchetti

Segnalati XXXVI

domenica, 20 Agosto 2023

Una nota. Chiarimenti e riflessioni

È appena terminata la lunga, impegnativa e coinvolgente avventura della scelta dei segnalati, e siamo oltre la metà di agosto. Da fuori ci si chiede: perché tanto tempo? Certamente ci eravamo fatti una prima idea al momento della scelta dei finalisti. Scelta, questa, tutto sommato, meno difficile perché deve trattarsi di opere impeccabili sotto tutti i profili, emerse da un serrato incrocio di letture. Ma i testi che si segnalano non sono perfettamente compiuti. Occorre fare una complessa scelta comparativa avendo presente il quadro d’insieme. E così, dopo la Premiazione, a luglio, si editano tutti i giudizi prodotti dai gruppi di lettura e c’è chi li rilegge tutti. A questo punto il quadro si fa più chiaro. In caso siano insorti dei dubbi si interloquisce ancora con i lettori, e talora si rileggono ancora una volta certi testi. Desideriamo davvero essere il più possibile radicati nella materia narrativa che abbiamo ricevuto… I criteri di scelta poi non sono matematici e debbono tener conto di molti fattori: il testo è formalmente corretto? È un testo di buona fattura editoriale, senza speciali ambizioni letterarie? È ben costruito? Ha uno stile personale? La lingua è innovativa? Affronta argomenti interessanti? Li affronta da una nuova prospettiva? È un testo con dei difetti ma che dice qualcosa di nuovo? Ha un riconoscibile potenziale, ma non pienamente sviluppato? E così via…

E bilanciare pregi e difetti, come si può capire, è un’operazione sottile che richiede tempo e riflessione.

Ma perché parlare di avventura? La rilettura dei giudizi ci porta a cogliere delle tendenze, a individuare nuovi campi di scrittura, a intuire in che senso va evolvendosi la lingua, e a capire meglio chi siano i nostri concorrenti. Veniamo allora a qualche rapida considerazione di merito sui testi in concorso con un occhio particolare ai segnalati. Quanto alla lingua e alla costruzione dei testi, sempre meno sono gli sperimentalismi, a conferma di un trend editoriale, ma anche critico e di chi legge, diffidente verso le rivoluzioni letterarie. La lingua tende a omogeneizzarsi verso un parlato in stile internazionale senza complessità sintattiche o, in alternativa, a creare smussate mescidanze tra lingua e dialetto in reciproca osmosi. Quest’ultimo fenomeno concerne soprattutto le aree del Sud, dove si assiste anche al fenomeno della ricostruzione della memoria famigliare da parte delle terze generazioni istruite in linea essenzialmente femminile. Quanto ai temi, a parte il noto prevalente interesse (confermato dall’ultimo Strega) per i rapporti intrafamigliari e per i problemi legati alle patologie (interesse speculare all’ossessione narcisistica per il corpo e la prestazione) e alla propria posizione esistenziale, a parte anche l’eclissarsi della fantascienza ma anche del fantasy (con l’eccezione di qualche sparso tocco di realismo magico), quest’anno, superata la crisi Covid, si sono anche assottigliate le vere e proprie distopie, forse perché distopico è sentito il presente senza futuro che si vive e lo sguardo preferisce volgersi al passato. E questo proprio ci pare il nuovo punto interessante: da una parte, ricostruire l’archeologia famigliare o locale, dall’altra tornare a un passato ricostruito liberamente, senza sottostare troppo alle risultanze delle ricerche storiche, passato che può essere la vicenda partigiana o la corte di Versailles o l’epoca romana che torna a essere suggestiva (di questa tipologia ne abbiamo ricevuti svariati, anche se nessuno è tra i trenta gloriosi): in questo passato ‒ in realtà un cronotopo fittizio ‒ si inscenano le pulsioni del presente dal quale si sono prese le distanze. E se di avventura si parla la si proietta nell’epoca d’oro dei viaggi per mare non certo nella nostra epoca di crociere blindate (senza parlare di altri drammatici viaggi mediterranei di cui anche sembra essersi persa traccia rispetto ad altri anni), e se si parla dell’oggi sociale lo si fa in chiave di deformazione grottesca, per dire, la camorra in salsa slapstick.

Mario Marchetti

I 30 gloriosi

Francesca ANDREINI (1966, RM), Hiko

per la delicatezza con cui viene trattato un diffuso fenomeno dei nostri tempi, i giovani che si isolano, riuscendo a conferire singolarità alla voce del giovane protagonista

Camilla AZZONI (1990, PR), L’importante è non cadere dal palco

per l’abilità dell’autrice nel farci vedere la realtà attraverso la lente distorta del protagonista, affetto da un profondo senso di inadeguatezza mascherato da un altrettanto profondo narcisismo

Alessandro BESANA (1988, LC), Cronache da Palmerano

per la fluidità e, al contempo, l’acribia con cui si descrive un paese d’invenzione più autentico di un paese reale, un perfetto microcosmo dell’Italia del Novecento

Stefano BESI (1979, RM), Io / Ruggine

per l’appassionante racconto che sullo sfondo di Venezia ripropone, in chiave moderna ma non senza un tocco di magia, gli eterni interrogativi posti dell’Alcesti euripideo

Catherine Letizia BOGLIACINO (1978, CH), Vuoti di parole

per l’inedita prospettiva con cui affronta sul piano narrativo l’universo della sordità, prospettiva che implica e mette in questione, congiuntamente, udenti e non udenti

Nicolò CAVALLARO (1981, RM), Mentre Sabrina spira oppure Il lama dell’Alabama

per l’inesausta effervescenza verbale, divertente, ironica e colta che deflagra su un rumore di fondo, memento e monito della realtà ultima della condizione umana

Sara CIOLFI (1979, SI), Nato con la camicia

per il garbo e l’accuratezza di una prosa toscaneggiante profumata di antico che sciorina una deliziosa fiaba realistica fuori del tempo, anch’essa radicalmente toscana

Leonardo DI BRINA (1949, RM), Thorold. Il gentiluomo di Capri

per la documentata e avvincente ricostruzione della biografia di un aristocratico inglese del Settecento dalle mille avventure che si concluderà a Capri, dove ne resta ancora testimonianza

Lucio DI CICCO (1952, RM), Vita avventurosa di un’acciuga cantabrica

per il realismo forte e multicolore fuso a una fantasia fiabesca con cui sono immaginate le turbinose avventure per tutti i mari del nomade protagonista

Marta FORNASIERO (1980, PD), Anelli di accrescimento

per l’abile intreccio delle esistenze di due donne con ombre nel loro passato di violenze e molestie subite da parte di persone amate: ciascuna le affronterà a suo modo

Desideria GANDOLFI (1971, FI), L’erba voglio

per lo scintillante racconto della carriera di una cattiva ragazza che, povera e brutta, nella Toscana ottocentesca, ottiene denaro, potere e sesso, grazie a una lucida intelligenza criminale”

Luca GARRONE (1970, MI), Aquae mundi

per l’avventuroso piglio picaresco e per la suggestione di una trama che trascorre tra Langhe seicentesche e mar Ligure non senza un tocco di fantastico e una spruzzata melvilliana

Anna GASCO (1954, TO), La storia taciuta

per l’inusuale focus sui tempi della Resistenza attraverso la storia, ispirata alla realtà, di una donna libera tra partigiani e nazisti, uccisa ingiustamente come spia nell’ora della liberazione

Chiara GHIGLIONE (1972, GE), Anche l’ultimo giorno ha il suo mattino

per l’intensità con cui viene raffigurato il manifestarsi del male, uno stupro, all’interno di una comunità elettiva in una originale piegatura della tensione tra maschile e femminile

Marta LAMALFA (1990, RM), L’isola dove volano le femmine

per l’interessante rievocazione, tra verismo e realismo magico, di un episodio dimenticato della storia, le allucinazioni collettive da segale cornuta che infuriarono ad Alicudi a inizio 900”

Wanda LUBAN (1961, CH), La signora dei canarini

per le variegate scorribande, tra enciclopedismo e fantastico, nei regni vegetale e animale, ma anche umano, in una costellazione triangolare che tocca Bretagna, Socotra e le Canarie

Annalisa MANISCALCO (1988, RM), Io sono per me una terra straniera

per la magistrale conduzione di una sorda battaglia tra due donne, una centenaria italo-americana e la sua accompagnatrice, in un viaggio che le porterà da Roma a New York

Stefania MICHELI (1966, BS), Bella madre

per la potente figura della protagonista che emerge dall’intreccio delle voci narranti di madre e figlia, una figura renitente ai doveri costituiti in nome del proprio sé

Marco MINGHETTI (1963, MI), Ariminum Circus, Stagione I

per l’impeccabile scrittura intessuta di infiniti echi culturali che mira a comporre, con l’accompagnamento di splendide illustrazioni, un vorticoso manuale di letteratura futuribile”

Sebastiano MONTESI (1992, MI), W

per l’empatica scorrevolezza di un testo venato di postmodernismo che ci immette con umanità e ironia nel mondo del wrestling, specchio di un’epoca narcisistica, ossessionata dal corpo

Maria Sofia MORMILE (1993, RM), La follia dei gigli

per lo splendido affresco umano della corte di Versailles alla morte di Luigi XV dipinto dalla prospettiva di quattro principi del sangue in una fascinosa e malinconica versione controfattuale

Stefano PAGLIAROLI (1971, LT), Le sabbie di Ulubre

per il profondo senso della natura innervante una vicenda che vede trasformarsi un luogo laziale dagli echi mitici e proliferante di vita organica in un’enorme e redditizia cava di sabbia

Cinzia PANZETTINI (1958, BI), Rondò di Risera

per la resa attenta e affettuosa del mondo di risaia che fa da sfondo a una catturante vicenda dai toni del feuilleton, con una buona gestione dell’intreccio, dei colpi di scena, delle rivelazioni

Andrea PAULETTO (1982, MB), Scaglie

per la densità descrittiva di periferie, quotidianità e lavoro dove ripetizione e assenza di futuro sono la cifra dominante: straordinario lo sguardo sui camionisti, odierni navigatori

Marika PISCITELLI (1980, BN), Senza meraviglia

per l’elegante riutilizzazione, grazie a un’abile e sorvegliata drammaturgia, del classico topos della cena di famiglia, in cui esplodono i non detti e le tensioni soffocate

Nicoletta SALOMON (1967, FI), Royal  

per la sottile e oggettivante rappresentazione del sentire di una bambina che vede il mondo degli adulti, del palazzo in cui vive, degli amici, dalla sua postura insieme ingenua e disincantata

Stella SCHITO (2000, LE), Un Dio di assenza

per la trascinante ricostruzione dell’incubo in pieno sole in cui scivola il giovane protagonista, fra allucinazioni psichedeliche e pulsioni erotiche nel corso di una vacanza in un’isolata masseria

Alessandro SILVA (1976, PR), Disciplina partigiana

per la visionarietà e la lingua espressionistica con cui si rivitalizza la materia partigiana, in un ardito e azzardato mix di splatter e memoria storica”

Jonathan ZERBIB (1988, NA), La Caduta dei Lammatari

per la narrazione frizzante e grottesca della caduta di un clan camorristico, in un tripudio di prostitute, teste mozzate e kitsch che ammicca con intelligenza alla sceneggiata napoletana

Marina ZUCCHELLI (1986, FR), Latte

per la bella e insolita riflessione sulla maternità che si dipana, trascendendolo, nel complesso rapporto tra due donne, la madre biologica e la balia, in un contesto storico ben documentato