Marco ANGELINI (SP, 1976), Wilmo, ricorda
“per l’inedita descrizione del marasma mentale di un ex bibliotecario che in dialogo con i personaggi dei suoi libri delinea per frammenti storia privata e rimossa storia pubblica”
Emanuele ALDROVANDI (RE, 1985), Tentativi di sconfiggere la morte
“per l’intelligente e terapeutica ironia e il brioso gusto teatrale con cui declina con stile impeccabile il tema del finis vitae e del suo fatidico incombere”
Stefano BESI (RM, 1979), L’inizio del mondo e altre storie di poca importanza – RACCONTI
“per la capacità dell’autore di creare un corpus di racconti coeso e ricco di rimandi interni ed esterni attraverso il linguaggio semplice ma raffinato della fiaba”
Lucia BORRO (MI, 1954), Il paese illuminato
“per l’abile gestione di un testo che analizza, in chiave femminile, i rapporti all’interno di una comunità elettiva sulle Alpi Marittime, in un inanellarsi ininterrotto di conversazioni e confidenze”
Andrea CAPPUCCINI (RM, 1991), Cronache di Torricella
“per l’efficace lingua sporca e la fantasticata sceneggiatura di una periferia romana ‒ con i suoi uomini, cose e strani eventi atmosferici ‒ sospesa nel tempo e insieme contemporanea”
Margherita CARDANI (MI, 1990), Caramelle
“per la descrizione da pugno nello stomaco ‒ espressa con un linguaggio perfettamente mimetico ‒ del disagio famigliare, scolastico, amoroso di una diciassettenne dei nostri giorni”
Sara CATACCI (RM, 1983), Il talento di Katia
“per l’incisivo e rapido tratteggio narrativamente intrigante della soggettività di una ragazzina incerta sulla propria identità sessuale nel quadro di una famiglia di borghesia virtuosa”
Francesco CENNI (FI, 1975), Il cinema action
“per la divertita e malinconica panoramica del cinema action di fine II millennio trasformata in accattivante materia narrativa con un imperdibile Sylvester ‘Sly’ Stallone per protagonista”
Lucio DI CICCO (RM, 1952), Il cielo alla rovescia
“per la conduzione narrativamente felice, in un quadro di agili riferimenti evangelici, dell’epica vicenda dell’italo-argentino Porfirio novello messia in una Patagonia dai tratti mitici”
Davide DI FINIZIO (NA, 1986), Neapolitanema
“per il garbato divertissement sulla sorte dell’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, condotto con ironia e perizia e non senza fare un occhiolino alla modernità”
Annamaria DI MICHELE (PE, 1940), L’amante slava
“per la luce che getta sulle ambiguità e le ipocrisie di una famiglia borghese la comparsa di una badante slava, insieme oggetto del desiderio e di disprezzo, e comunque strumento usa e getta”
Loretta FRANCESCHIN (PD, 1951), Di acqua e d’ombra
“per la squisita e sottile analisi, espressivamente inappuntabile, di rapporti matrimoniali pronti a turbarsi per dettagli impalpabili, nella cornice di un fascinoso Polesine anni 80”
Luca LONARDELLI (VR, 1975), Una questione di cattiveria
“per l’articolato quadro del revenge porn che ci offre dipanando la trappola social che si intesse intorno a una ragazza incerta di sé ad opera di uomini ordinariamente egoisti”
Fabrizio MENI (1964, AL), Un due tre, Stella!
“per la densa e potente saga famigliare monferrina che attraversa il novecento per arrivare al secondo dopoguerra del riscatto, con l’Eternit delle polveri d’amianto sempre all’orizzonte”
Annalisa MANISCALCO (RM, 1988), Io sono per me una terra straniera
“per il respiro con cui si narrano, dal côté di un bel personaggio femminile, cento anni di storia nell’intreccio con una coinvolgente saga famigliare che si snoda tra Italia e Stati Uniti”
Rosella MARTINELLO (MI, 1971), Qualcosa da difendere
“per la sua esplorazione, in un piano e ampio affresco, dei temi dell’amicizia giovanile e del doloroso scarto tra le nuove generazioni istruite e le vecchie generazioni del lavoro”
Simona MIGLIORI (MI, 1979), Barona
“per aver saputo coniugare originalmente la realistica e vivida descrizione di un quartiere periferico di Milano con i suoi tipi e uno struggente idealismo dei sentimenti”
Alessio MOSCA (RM, 1990), Chiromantica medica – RACCONTI
“per la visionarietà di una scrittura che con esiti talora magistrali affronta le inquinate terre laziali e l’inquinata psiche contemporanea, tra suggestioni religiose e pornografiche”
Raffaella MOTTANA (MI, 1995), I giorni della merla
“per l’interessante incursione, in prospettiva femminile, nell’algido e oscuro mondo del BDSM riflesso di un moderno e ossimorico concetto di trasgressione disciplinata”
Giulio NARDO (PD, 1992), Sinfonia del cristallo
“per l’elegante, ironico e insieme romantico ritratto dell’odierna gioventù colta con i suoi vagheggiamenti sentimentali, artistici ed esistenziali tratteggiato con una peculiare cifra stilistica”
Roberto PERETTO (VA, 1946), Viaggio fantasmatico sul Trans-PadanItalia Express
“per la straordinaria performance di un libro bigger than life in cui i confini tra vita e scrittura sono stati divelti e per l’impareggiabile e inesausta fucina linguistica che lo contraddistingue”
Marco PULEJO (PI, 1973), L’estate sospesa
“per l’intrigante, onirica e insieme realistica vicenda che trascina un asettico giovane dei nostri tempi dalla banale quotidianità alla contiguità col male sullo sfondo di una rarefatta Puglia”
Andrea QUATTROCCHI (MI, 1979), Il pescecane
“per il magistrale ritratto di un personaggio ossessivo che forse trent’anni prima ha commesso un delitto attraverso la sua inaffidabile e delirante confessione su Facebook”
Valentina RAMACCIOTTI (LU, 1972), Essere Umano
“per la sofisticata declinazione in chiave veneziana di una trama fantascientifica con protagonisti la sublime coppia di un androide e di un’umana”
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