LA FABBRICA DEL PANICO di Stefano Valenti, segnalato dal Comitato di lettura della XXVI edizione del Premio Calvino, pubblicato da Feltrinelli nel 2013 e recensito sull’“Indice” del marzo 2014 (vedi sul sito della rivista La morte industriale di Mario Marchetti) continua a suscitare grande interesse come uno dei pochi validi esempi attuali di “letteratura dalle fabbriche”.
In proposito, su “pagina99” del 6 dicembre 2014, Antonio Ferracuti in Storie di catena di montaggio scrive:
“Sono spesso anche i figli nati nelle famiglie operaie a recuperare la memoria del lavoro di chi li ha preceduti come… La fabbrica del panico di Stefano Valenti, la storia di suo padre, un lavoratore della Breda fucine di Sesto San Giovanni che si ammala e muore a causa dell’esposizione all’amianto. In questo romanzo ibrido, dove si mescola storia privata e collettiva, referto di reportage e racconto tout court, quello che prevale è l’impatto compatto e la voce, lo stile scabro e una ritmica interiore potente che cattura. Un romanzo che sta perfettamente dentro la tradizione del racconto operaio…”.
L’argomento è ripreso da Paolo Di Stefano nell’articolo La realtà è viva, viva la realtà, comparso su La lettura del Corriere della Sera del 21 dicembre 2014, dove La fabbrica del panico viene definito un testo della contemporaneità.
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