in libreria

LE SCHEDE DI VALUTAZIONE

domenica, 5 Maggio 2013

Ricordiamo ai concorrenti della XXVI edizione che le schede del Comitato di lettura verranno inviate ad ogni autore via email entro il 31 luglio. Se dopo tale data la scheda non fosse ancora pervenuta, si prega di contattare la segreteria del Premio.

RACCONTACI #LAFINALE26. I VINCITORI

giovedì, 2 Maggio 2013

L’Associazione per il Premio Italo Calvino rende noti i nomi dei vincitori di “Raccontaci”.

Per la sezione Twitter:

1° classificato: @LombrosoCesare
2° classificato: @Ilmercurio85
3° classificato: @LordMaurence

Per la sezione Facebook:

1° classificato: Diego Astori
2° classificato: Ramona Granato
3° classificato: Vincenzo Barone Lumaga

La segreteria contatterà a breve i vincitori per accordarsi sull’invio dei libri messi in palio.

Di seguito pubblichiamo i testi dei vincitori. (altro…)

#LAFINALE26. DALLA NARRAZIONE SU TWITTER…

giovedì, 2 Maggio 2013

Riportiamo alcuni tra le centinaia di tweet che abbiamo raccolto durante la Cerimonia di premiazione della XXVI edizione del Premio Calvino.

@TorinoAnni10 – Tutto pronto per #lafinale26: restare in piedi per la letteratura è piacere.

@Cletteraria – #lafinale26 “intemerata” è una parola bellissima. Non lo sentivo da tempo.

@elesolito – #lafinale26 @PremioCalvino La fatica di uno scrittore, quella di un paese alla deriva, pagine di una storia di cui qualcuno avrà ricordo. (altro…)

BREVE TRATTATO SULLE COINCIDENZE di DOMENICO DARA

giovedì, 25 Aprile 2013

Incipit

Il postino del paese era un uomo solitario, senza ambizione, che alla passione per i pensieri astrusi univa quella per le lettere d’amore. Le riconosceva senza aprirle, come se portassero impresso sulla busta l’impronta degli amanti. Ne aveva viste d’ogni tipo: eleganti, posticce, scritte dietro un volantino di campagna elettorale e su pezzi di carta igienica, sull’ultima pagina strappata di un romanzo o sulla carta del pane ancora sporca di farina. Le lettere d’amore che fanno diventare tutti poeti e che non fanno dormire, le lettere d’amore magiche che ripetono le stesse cose ma sempre con parole diverse, cesellate con cura come se l’imperfezione d’una lettera fosse più temibile del più temibile rivale. Le lettere d’amore che apriva più delicatamente, per ultime…
Tre ore e mezza prima della capitolazione di Colajizzu, il postino aveva ritirato e svuotato il sacco della posta per disporre le lettere secondo l’ordine di consegna. Di fronte a sé non c’era un munzìaddu di carta, ma un campionario di sentimenti umani: sogni irrealizzati, desideri inconfessati, promesse ritrattate, dichiarazioni sussurrate, ingiurie, ricordi, nostalgie, speranze: parole scritte in solitudine che attraverso di lui chicàvanu a destinazione, ed egli si inorgogliva di essere la fase finale e decisiva del compiersi di un destino…

Il postino di Girifalco era degno rappresentante di una categoria la cui lunga e decorosa storia risale addirittura a Ermete, argheifonte, deorum nuntium, figlio di Dio, messaggero occhio acuto e datore di beni, che calzando sandali belli e d’oro, sul mare andava simile a un gabbiano che caccia i pesci, portato dal vento, con in mano la verga che gli uomini affascina. Così il postino camminava per le vie della sua mappa quotidiana, e tra buongiorni, saluti ed ambasciate, pensava alla luna.

IL VENTRE DELLA REGINA di CARLO DE ROSSI

giovedì, 25 Aprile 2013

Incipit

Sembrerebbe banale dire che sono malato di immaginazione, ma questo è, una grave disabilità per chi deve vivere tra queste quattro forzature.
Da una settimana cerco di farmi dare un bacio da Patrizia ma lei non ha ancora inalato del tutto i miei vapori afrodisiaci, si vede da come è presa da se stessa, sarebbe un peccato non dare un vero lavoro alla sua lingua ossidata, e mi viene il dubbio di aver sbagliato copione. Eccomi qui ad arrotondare emozioni per non morire di noia. Sono vestito di nero, molto esistenzialista, e aspiro pigramente, rallentando parole che prima di cospargere di fumo misuro con controllata maniacalità. Dico ad esempio che domani mi metterò a graffiare i miei alibi, suona bene. Mi faccio chiamare Matteo, non ho un vero e proprio passato. Potrei raccontarvi di quando ero obiettore di coscienza o di quando Domenico ha cercato di portarmi a letto, oppure dei dieci anni di rapporto di coppia, ma che noia sarebbe. Non so come sia successo, forse la mattina del mio compleanno, fatto sta che il leone ha sentito il richiamo e si è messo a ruggire. Io e Confucio ci siamo stretti in un’alleanza soprasensibile e ci siamo guardati negli occhi. Non ricordo se fossero a mandorla, eppure li aveva ipnotici, e piano piano, sul display della mia mente assopita, oltre a scusarsi di essersi dimenticato i miei trentatrè anni, ha digitato PER ESSERE FELICI BISOGNA CAMBIARE SPESSO. Da quel giorno passeggio nudo per casa, se sono solo, oppure cambio colore a seconda delle donne su cui mi poso.

NOMI, COSE E CITTÀ di ANDREA D’URSO

giovedì, 25 Aprile 2013

Incipit + A Nizza

Marisa si chiamava la prima donna con cui sono stato. Con cui sono stato a pagamento, intendo. A pagamento… e non l’incontrario, intendo ancora…
Ci vedevamo sempre il pomeriggio. Le piaceva l’amore nel pomeriggio e le piaceva chiamarlo amore. Dopo il sesso, restavamo a letto a parlare. Cioè, lei parlava e io ascoltavo. Cioè, a volte ascoltavo, a volte fingevo di ascoltare, dipendeva dalla giornata…

L’ultima volta che sono stato a Nizza fu quattro anni fa. In pratica fui affittato per un weekend lungo…
Era giugno, a Nizza, e c’era ancora molta luce. Andai subito alla nostra vecchia casa nel centro storico. Le finestre della mia camera stavano ancora lì….
Le finestre della nostra camera, per essere esatti, in quanto la dividevo per l’appunto con mia sorella più grande. Riesco ancora a vederla questa cavolo di stanza. Un letto doppio che l’occupava quasi per intero e un armadio in noce che quando l’aprivi ti veniva giù di tutto. Fine. Per il resto l’anarchia o la legge del più forte, ovvero mia sorella. Il disordine e lo sporco convivevano pacificamente…
Il letto… non era solo un letto. Era tutto. Ci giocavamo, ci picchiavamo, ci mangiavamo, ci piangevamo, ci facevamo tutto, tranne quello che ci avrei fatto con una certa regolarità anni e anni dopo. Nel letto inoltre ci nascondevamo, soprattutto quando alla sera mia madre cominciava con le scenate di gelosia, mio padre cominciava a bere ed entrambi cominciavano a urlare.
Per un periodo ci ritiravamo semplicemente sotto le coperte, poi ci siamo stufati e abbiamo adottato altri stratagemmi, come mettere la musica al massimo, ma poi entrava mio padre che ci spezzava i dischi e allora ci mettevamo a giocare a nomi, cose e città. Un nome con la t, una città con la esse, dall’altra parte del muro botte, insulti e grida, ma noi pensavamo al nome con la t e alla città con la esse.