Giurie

A TORINO! AL CALVINO! di Damiano Zerneri

mercoledì, 14 Dicembre 2011

L’avevo di già conosciuta Torino. L’ultima volta ci capitai nel pieno dell’estate, quando le città riescono mezzo disabitate dalle partenze per la villeggiatura. E allora ti appaiono queste strade ortogonali quasi totalmente illuminate di bianco e giallo, come in un levante che nell’onda di calore finisce e cade dentro la pianura. (altro…)

LA BELLA MADAMIN di Giovanni Vergineo

martedì, 13 Dicembre 2011

La città dorme, all’ombra delle Alpi, all’ombra della Mole, all’ombra del cielo silenzioso che comunque la sovrasta, nonostante il traffico, nonostante il caos giovanile primaverile, nonostante la Fiat e le Olimpiadi, nonostante la Sindone.

La città dorme, e quando il mio aereo atterra a Caselle dormo anch’io. (altro…)

Finalisti XXV Edizione

giovedì, 26 Maggio 2011

Simona Baldelli, Evelina e le fate

Marco Campogiani, Smalltown boy

Riccardo Gazzaniga, A viso coperto

Simone Giorgi, Il peggio è passato

Eugenio Giudici, Piccole storie

Paolo Marino, La casa di Edo

Michela Monferrini, Gennaio come

Fabrizio Pasanisi, Lo stile del giorno

Un filo comune tra gli otto autori finalisti può essere individuato nel prevalere del privato sul pubblico, nella difficoltà, nel rifiuto o nell’impossibilità di affrontare temi di respiro politico, storico o sociale, se non in maniera obliqua e indiretta, o da particolari punti di vista.

A viso coperto di Riccardo Gazzaniga è il testo che più penetra nel corpo sociale, affrontando con acutezza e non comune capacità narrativa il mondo distopico e marginale degli ultrà, in perenne lotta con le forze dell’ordine, o forse semplicemente con un “ordine” sentito comunque come oppressivo. Ad infrangere gli stereotipi, Gazzaniga è insieme scrittore e agente di polizia.

Evelina e le fate, di Simona Baldelli, sembra tornare a un tema classico del neorealismo, quello della guerra civile. Ma anche lei, a modo suo, scompiglia le carte, scegliendo di trattare la materia dal punto di vista di una bambina contadina i cui strumenti culturali affondano in una dimensione semimagica (dove trovano posto le fate del titolo).

Con Piccole storie di Eugenio Giudici, nelle quali prevale il puro gusto del narrare, facciamo un salto nel recente (ma oggi sideralmente lontano) passato degli anni Cinquanta, evocato con ironica nostalgia attraverso personaggi un po’ felliniani e arpinianamente favolosi.

La grande storia fa da sfondo all’impegnativo doppio romanzo biografico Lo stile del giorno di Fabrizio Pasanisi, che ci illustra in parallelo, con grande eleganza e acribia critica, le vite di Thomas Mann e Bertolt Brecht trovando per loro, alla fine, un punto d’incontro.

Con Gennaio come della giovane Michela Monferrini ci immettiamo, con un inedito impianto narrativo che rifiuta i nomi propri, nel privato amniotico e assoluto dei rapporti umani, tutti trattati a un livello profondamente emozionale.

Il fresco e lieve Smalltown Boy di Marco Campogiani affronta la presa d’atto di un giovanissimo adolescente della propria omosessualità e la sua determinazione nell’affermarla; anche qui interviene lo scompaginamento degli stereotipi: non ci sono vergogna, incertezza, dubbio, non c’è spirito camp, ma pura e semplice normalità.

Anche l’adolescente protagonista della Casa di Edo, un testo di notevole forza, si contrappone al mondo degli adulti. Alla morte dei genitori si chiuderà nel suo appartamento dove per un po’, grazie a un gruppo di bizzarri personaggi che vi approdano, sembrerà prendere corpo una sorta di utopia; ma prevarranno le forze disgreganti e Edo si ritroverà nella più estrema solitudine, attorniato dal silenzio: il suo percorso è un viaggio verso il nulla.

Infine Il peggio è passato, l’allucinato romanzo di un “inetto” (sul piano dei sentimenti) il cui destino sarà determinato da una scena primaria in cui egli (forse) compie un delitto: il tutto è narrato, con una prosa densa e ricca di impennate, sullo sfondo di una sintetica e altrettanto inetta storia italiana, dagli anni Cinquanta ad oggi.

Gli stili e le scritture sono mediamente di alto livello, per coerenza e capacità evocativa: si va dallo sperimentalismo di Gennaio come alla narrazione più incardinata nella tradizione di Piccole storie o di Evelina e le fate (che integra però sapientemente voci e stilemi dialettali), dal garbato minimalismo di Smalltown boy alla letterarietà dello Stile del giorno, al linguaggio “tutto cose”, programmaticamente ricalcato sul parlato, di A viso coperto, alle scritture originali ed espressionistiche della Casa di Edo e del Peggio è passato.
Un insieme vario, aggiornato e nuovo, letterariamente consapevole, che ci conforta nel nostro operato e che conferma la capacità di attrazione del Premio non solo a livello quantitativo (i 625 manoscritti!), ma anche qualitativo. Un risultato che premia un lavoro basato sul volontariato culturale, garanzia di trasparenza nelle scelte e indipendenza nella valutazione.

Il Comitato di lettura

LA NOTTE DEI BAMBINI COMETA di PIERPAOLO VETTORI

mercoledì, 21 Dicembre 2011

La notte dei bambini cometa
Pierpaolo Vettori
Finalista XXIII edizione

Tutti i bambini hanno un amico immaginario, ma quello di Zeno è addirittura un “mostro” che parla in prima persona, ed è proprio lui a narrarci la sua storia. Tra il racconto fantastico e il romanzo di formazione, il libro ci affascina per le molteplici invenzioni narrative e per l’originalità del linguaggio, che risulta felicemente adeguato nel rappresentare – evitando sia i toni introspettivi sia la visione dall’esterno propria dell’osservatore adulto – le attese, la meraviglia e lo sgomento di un preadolescente di fronte alle situazioni inaspettate e a volte indecifrabili che la vita gli fa incontrare. Ma poi, “quando diventi grande (altro…)

LA VITA ACCANTO di MARIAPIA VELADIANO

venerdì, 23 Dicembre 2011

La vita accanto
Mariapia Veladiano
Einaudi Stile libero
vincitrice XXIII edizione

Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre l’ha rifiutata dopo il parto, suo padre è un inetto. A prendersi cura di lei, la zia Erminia, il cui affetto però nasconde qualcosa di terribile, e la tata Maddalena, affettuosa e piangente. Ma Rebecca ha mani bellissime e talento per il piano. Grazie all’anziana signora De Lellis, Rebecca recupera un rapporto con la complessa figura della madre, scoprendo i meccanismi perversi della sua famiglia. E nella musica trova un suo modo singolare di riscatto, una vita forse possibile. La Veladiano racconta senza sconti l’ipocrisia, l’intolleranza, la crudeltà della natura, la prevaricazione degli uomini sulle donne, l’incapacità di accettare e di accettarsi, la potenza delle passioni e del talento.

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