AMORE E POLLI: l’incontro di Cu de Goma e della nana
L’aveva vista dietro un carrozzone che preparava l’acqua bollente vicino a quel secchio, che sembrava enorme per lei piccola piccola, e ne era rimasto preso. Perché la Clelia era una nana, dell’altezza giusta per lui e con tutte le sue cose a posto: una delizia. Cantava e aggiustava il fuoco ed era stata una visione, il nascere di un sogno. Gli aveva sorriso, un bel sorriso, gli aveva dato coraggio e spirito così era andato là da lei e le aveva chiesto cosa faceva di bello.
Doveva spennare i polli, aveva risposto, non era difficile. Ma ci sarebbero volute mani belle grandi come le sue per fare prima.
Era la prima volta che qualcuno diceva che lui avesse qualcosa di grande e si era sentito sciogliere tutto, aveva trovato un po’ di coraggio e se gli avesse insegnato come si fa, le avrebbe dato volentieri una mano.
…
«Prendi il pollo per il collo, lo si tuffa giù nell’acqua e stai attento di non scottarti, poi quando lo tiri su, con l’altra mano si passa con decisione lungo le penne nel loro stesso senso e vengono via che è un piacere… così e così, poi lo rituffi in acqua, stai attento a non scottarti e avanti così finché il pollo non è tutto bello spennato».
Quel pollo ormai nudo gli era sembrato bellissimo; il risultato di un lavoro fatto divinamente, ma soprattutto c’era lo sguardo bello e soddisfatto della Clelia sullo sfondo …
Non si era reso conto di come fosse successo, aveva preso il pollo come aveva detto lei, non aveva nemmeno sentito l’acqua calda bruciargli la mano, solo le penne venir via come d’incanto, raspate giù da quel suo palmo grande e ruvido. Gli avevano dato una sensazione di piacere. Un velluto, una seta, mi disse, e il pollo era già nudo. In due colpi. La Clelia era sbalordita.
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