Giurie

L’ETÁ LIRICA di LETIZIA PEZZALI

venerdì, 24 Febbraio 2012

Esiste un Mario in ogni scuola mondiale? Una risposta non c’è, e non tanto perché la domanda sia complicata, quanto perché la domanda non interessa a nessuno, e se al mondo esiste una domanda, una qualunque, che non interessa a nessuno, è quasi scontato che non riceverà mai risposta. Ci sono infatti questioni che, pur interessando a molti, rimangono inevase, e allora non si capisce come mai quelle che interessano a pochi o a nessuno debbano trovare delle soluzioni. È anche un discorso di rispetto delle gerarchie fra le domande.
Si sa, invece, che in ogni scuola mondiale esiste una Beatrice. Questa è una verità di vita inconfutabile. Si sa anche che tale Beatrice è, sempre, femmina. O forse esistono anche delle Beatrici maschio, ma siccome Beatrice è la risposta a una domanda che interessa soprattutto agli individui di sesso maschile, o almeno alla maggioranza di quelli, è chiaro come tale risposta assuma, in prevalenza statistica, forme femminili. Messa in altri termini, il Beatrice maschio forse esiste, ma se esiste deve rappresentare la risposta a una domanda che interessa a pochi. Di nuovo, insomma, contano le gerarchie, o, se si desidera essere più pragmatici e meno lirici, conta il mercato.
Come descrivere, dunque, Beatrice? Usando termini puliti, possibilmente assoluti? E perché non relativi? Ad esempio si potrebbe dire che, se Marta è un essere accanto al quale sia possibile nutrire delle aspirazioni, Beatrice è, semplicemente, l’aspirazione pura. Se Marta è una persona che, anche avendo molto, desidera tutto, Beatrice è colei che ha tutto e non desidera niente. Anche le cose che Beatrice non possiede, in qualche modo possono rientrare, con un semplice schiocco di dita, nel novero delle ricchezze e delle proprietà di Beatrice. Anzi sono le cose stesse che Beatrice non possiede a far di tutto per rientrare nel novero delle ricchezze e delle proprietà di Beatrice.
La Beatrice che si trovava nel liceo di Mario non si chiamava proprio Beatrice, ma Beatriz, con la zeta alla fine. Beatriz Nadel. Nella fattispecie aveva i capelli castani, lunghi, ma non troppo, una Beatrice non ricorre mai agli eccessi. Aveva gli occhi verdi, nel senso che solo una persona che viva sugli alberi potrebbe pensare che essi possano essere di qualunque altro colore. Chiaramente il fatto di ingerire cibo, e in quali quantità, non aveva, su di lei, nessuna influenza in relazione alla forma del corpo. La quale forma rimaneva perfetta e conforme a determinate misure indiscutibili. Non erano, come si potrebbe pensare, misure che pre-esistevano a Beatriz. Non erano, insomma, misure conseguenti a un’aspirazione. Le misure di Beatriz erano, piuttosto, una conseguenza di Beatriz. Nasceva lei e in seguito nasceva il concetto di misura.
E così via.