Giurie

LA CONTORSIONISTA RIDE (racconti) di ANTONIO G. BORTOLUZZI

venerdì, 24 Febbraio 2012

I TRE CORSARI

Le magliette a maniche corte erano stese sul tavolo della cucina come i corpi dei tre corsari prima di essere impiccati nella Plaza de Granada a Maracaybo: il Corsaro Rosso, il Corsaro Verde e il Corsaro Nero. A dir la verità la terza maglietta era blu scuro e non nera. Mia madre tagliava i fili colorati che sporgevano dalle maniche, e sistemava i colletti: si allontanava e guardava meglio, chiudeva uno dei tre bottoni e passava con la mano aperta sul davanti. Era proprio come se stesse componendo i corpi dei tre corsari.
– Vieni qua, provale – mi ha detto vedendomi impalato alla porta.
– Di chi sono? – le ho chiesto mentre indossavo la rossa.
– Me le ha portate Sonia, dalla fabbrica dove lavora.
La maglietta era un po’ lunga. Come la verde e la blu.
– Queste ti vanno bene anche l’anno prossimo.
– Le hai comprate?
– Me le ha regalate Sonia perché sono difettate.
– Ah.
– Questa ha il collo un po’ storto e questa la manica che tira in dentro, vedi?
– No.
– Ma indosso non ci si accorge. E sono cento per cento cotone – ha detto mia madre.
Non ricordavo l’ultima volta che avevamo acquistato qualcosa da vestire per me. Le maglie, i maglioni, le braghe che portavo, anche quando sembravano nuove, era solo perché erano state portate poco da mio fratello o dai miei cugini.
L’ultima cosa comprata apposta per me erano stati gli scarponcini marrone. Eravamo saliti a piedi su al negozio ed entrati nella penombra e in quell’odore forte e cattivo di scarpe nuove. Le scarpe erano dentro pile di scatole bianche tutte uguali. Prima di farmele provare la signora delle scarpe guardava il numero da lontano e poi metteva gli occhiali. Mia madre invece le chiedeva: Che nome hanno? Che voleva dire: quanto costano? Ogni volta che la signora delle scarpe diceva una cifra mia madre si stupiva, faceva Oeee, oppure diceva Maria Vergine, ma l’anno scorso non costavano così tanto. La signora delle scarpe diceva che era per via dell’inflazione.
Quando il prezzo era alto ma le scarpe le piacevano, mia madre me le faceva indossare e mi chiedeva: come te le senti? È sempre difficile sentirsi, quando te lo chiedono. Io sentivo solo l’odore del cuoio, della gomma, della patina da scarpe. Sentivo che costavano troppo; sentivo che non avevo più voglia di iniziare la scuola: faceva ancora caldo e non potevo pensare che avrei lasciato i sandali per gli scarponcini. Però toccava decidere. Rimanevo lì dritto in piedi a farmi tastare la punta delle scarpe perché sentissero fin dove arrivava il ditone. Mi facevano camminare sul tappetino verde, un passo e mezzo avanti e altrettanto indietro, perché il tappeto finiva subito. Gli scarponcini nuovi per la scuola erano duri come il legno e avevano dei forellini sulla tomaia che parevano ricami. Però non mi facevano un male insopportabile e allora dicevo che andavano bene. Era quasi l’ora di Zorro, e con un po’ di fortuna sarei riuscito a vederlo.