Non era abituato a ricevere telefonate. Lo squillo si diffuse nelle stanze vuote come un urlo. Afferrò la cornetta esitando. Pronto? Tale Mario Marchetti gli annunciava che era tra i finalisti del premio Calvino. Io? Sicuro? Il signor Marchetti aveva una voce senza età, poteva avere 30 o 100 anni, e questo lo confondeva di più. Non capiva cosa dicesse, nella testa gli scorrevano solo quelle parole, finalista del premio Calvino, finalista del premio Calvino come sottotitoli d’un film muto. Non lo dica a nessuno, concluse la voce senza tempo, più in là verrà contattato dalla nostra segreteria. Forse non si erano nemmeno salutati. Sorrise, si guardò intorno: non è un sogno. Sorrise anche qualche settimana dopo, quando, seduto alla scrivania, la segreteria gli telefonò per i particolari. La voce gioiosa di Gaia Salvadori era quella d’una ragazzina all’ultimo giorno di scuola: una camera doppia lo aspettava il 19 aprile all’hotel Alpi Resort. Finita la telefonata, il postino aprì il suo breve trattato e trascrisse la coincidenza numero 632: (altro…)
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