Diari

MARINELLA SAVINO – LA TELEFONATA NON L’HO AVUTA

lunedì, 23 Luglio 2018

Io non rispondo al cellulare.

Non è che non risponda per partito preso. È che proprio non lo sento. Non che sia sorda, no… Non lo sento perché mi devo salvare in qualche modo. E, per salvarmi, il mio cervello ha sviluppato un meccanismo di autoconservazione che si attiva appena il cellulare comincia a squillare, producendo una notevole riduzione del mio senso dell’udito. Questo meccanismo ha cominciato a funzionare poco dopo la messa in vendita della mia casa in un sito immobiliare su internet. Mi verrebbe da dire “non l’avessi mai fatto!”, ma che lo dico a fare? Tanto, il cellulare suona lo stesso.

Non sono gli ipotetici acquirenti a telefonare, quelli sono pochi, con questi chiari di luna… I milioni, bilioni, trilioni di telefonate arrivano dalle agenzie immobiliari da me mai invitate ad aiutarmi a vendere casa. Si autopropongono. Dalle nove del mattino fino a sera inoltrata. Con un’insistenza a dir poco imbarazzante. Una delle ultime volte che ho risposto a un numero sconosciuto sono stata vittima di una vera e propria aggressione a cellulare armato. Ho cercato di difendermi, ho accusato l’agente immobiliare di essere uno stalker ma, poi, mia figlia, presente alla telefonata, mi ha fatto notare che l’agente voleva a tutti i costi la mia casa, non me, e quindi non si trattava di stalking, ma di petulanza immobiliare. Ok, va bene.

Allora, io non rispondo.

I miei amici e conoscenti, ormai edotti sul caso, utilizzano mezzi di comunicazione avanzati e di fortuna per parlare con me: messaggeria istantanea, mail, segnali di fumo, piccioni viaggiatori, telepensiero. Quando sono all’estero, spesso, nell’ultimo periodo, la situazione non migliora, come chiunque si aspetterebbe. Alle agenzie immobiliari, si aggiungono tutti quelli che, quando sono a Roma, non mi si filano per niente. Appena scendo da un aereo, in territorio Schengen o meno, tutto il mondo a me sconosciuto sembra affollarsi intorno al mio cellulare per conoscermi o dirmi qualche cosa.

Ovviamente, fino al 27 di aprile di quest’anno, tra quelli che non mi si filavano per niente, c’era il Premio Calvino. Due romanzi inviati negli anni precedenti, una scheda di lettura, una segnalazione… che ti aspetti, Marine’? Niente. Appunto. Certo, agli inizi di aprile la mia mente era andata nei dintorni del Premio… due passi a sbirciare il sito, altri due a farsi il conto dei tempi tecnici…: “a maggio o giù di lì faranno le telefonate ai finalisti… forse…”

A maggio. Ai finalisti. Appunto. Mica a me. Così, ad aprile ero ad Atene. Quasi non mi sembrava vero di girare per Kolonaki indisturbata. Gioiellerie che neanche a Parigi, antiquari con komboloi d’epoca indescrivibili, musei pressoché gratuiti, euzoni imperturbabili e perfettamente sincronizzati nel cambio della guardia davanti al monumento del Milite Ignoto, e ancora: kataifi, loukoumades, baklava… un tripudio di grecità! Il meccanismo di autoconservazione lavorava per me, il cellulare suonava, io non lo sentivo e non rispondevo. Però un occhio ogni tanto alle notifiche delle mail… quello sì… Perché la coscienza si tacita anche con un occhio alle mail. La posta elettronica è un sistema di comunicazione molto democratico e quasi per nulla invasivo. Elimini la suoneria, scegli tra posta evidenziata e altra, imposti la ricezione con la notifica sul display del cellulare e la vita riprende a scorrere serena come prima degli stalker immobiliaristi. Ma io in matematica non sono mai stata un portento. E i conti non fanno per me. Infatti, nonostante la democrazia e la poca invasività del sistema di comunicazione mail, un fondamentalista immobiliare s’era impadronito non so come della mia mail e mi mandava una mail un giorno sì e l’altro pure due…

Tale m.marchetti. Così, alle 12:40 del 27 aprile, quando ho visto sott’occhio ancora una volta il cognome MARCHETTI… ho pensato seriamente di salire di corsa sopra l’Acropoli per sotterrare il cellulare sotto gli improbabili resti della colmata persiana. Però, se in matematica non vado forte, con l’occhio sono lesta. E ho visto che, dopo la m. e prima di marchetti, c’era qualcos’altro. Un altro nome. Ugo? Apro la mail:

MARCHETTI/PREMIO CALVINO

Gentile Marinella Savino,

da parecchi giorni la cerco sul suo cellulare (**********) senza riuscire a contattarla. Mi chiami, per favore, al seguente numero quanto prima per comunicazioni urgenti: **********.

Cordiali saluti, Mario Marchetti

Ecco.

In quel momento, folgorata sulla via di Kolonaki, ho messo insieme due date e ho pensato che due erano le cose: o il Presidente del Premio Calvino s’interessava anche lui d’immobili o ero in finale. E io non avevo risposto al cellulare. Come si reagisce a una cosa così? Non si reagisce, si simula una reazione. Si compone il numero indicato, con calma. Per prendere tempo, come se non te ne fossi preso già abbastanza. Mentre il cellulare squilla, si fanno due conti della serva a mente sulla scusa meno balorda atta a giustificare la tua scomparsa dal pianeta da chissà quanti giorni, si inspira profondamente e, al Pronto… del Presidente del Premio Calvino, si sfodera la voce più innocente mai avuta. Falsa, falsissima. Saluti, abbozzi qualche scusa miserrima, adduci motivazioni senza senso, ringrazi, rispondi alle domande di un uomo misurato e gentilissimo, mentre nella tua testa rintoccano, lugubri, impietosi pensieri di colpa: tu quella telefonata non l’hai avuta… perché tu al telefono non rispondi. Tu sei l’unica della storia del Premio Calvino che non l’ha avuta quella telefonata. Perché tu al telefono non rispondi… Tu… la telefonata…