Ecco, e ti pareva. Come un fulmine a ciel sereno, dalle alte sfere del Calvino arriva la mail in cui chiedono, a ciascuno di noi, di raccontare la propria esperienza di finalista della XXIX edizione. Ohibò, di fronte all’ingrato compito non posso evitare di argomentare a me stessa che la più acclarata cortesia mondana, oltre al quanto mai sano istinto di conservazione che solitamente la accompagna, dovrebbero necessariamente spingermi a parlarne bene purchessia. Mmhh… Effettivamente, in questi casi suona quanto mai rozzo non esprimersi in termini entusiastici, non sprizzare riconoscenza da tutti i pori e, giusto per scomodare Musil parafrasandolo, non saltellare gioiosamente tra i fiorellini, come gli adulti si aspettano dai bambini felici. Già. Eccetto che…
Eccetto che, da bastian contrario quale la natura mi ha fatto – ahimè, è una condanna – per ora mi prendo una pausa, esentandomi da racconti commossi ed emozionati. Così, tanto per il gusto, fresco e piccante, di dare spazio al demone che mi abita e che mi spinge mio malgrado, e contro i miei stessi interessi, a non allinearmi, a schivare come la peste quei pur naturali e sani sentimenti di gratitudine, sorpresa e soddisfazione, che si addicono a siffatte circostanze. Mio Dio, ma perché mai ho questo brutto carattere? Bah! Perché diffidente, ribelle senza averne l’aria, bizzarra e allergica alle convenzioni, io sono come la mia scrittura: qualcosa che non ti aspetti. Come il mio Il fuoco nudo, dove l’infanzia abusata rifiuta il rassicurante ruolo di vittima rivendicando lo spazio attivo di una seduzione complice.
Ma citando la famosa battuta: “Ora basta parlare di me, parliamo di voi. Che ne pensate di me?” eccomi tornare al Calvino a palla di fucile. Dirne male, esperienza negativa? Be’, adesso non esageriamo nel senso opposto, che diamine. Cose belle ce ne sono state, magari esistessero altri premi per esordienti dello stesso livello, parteciperei subito. L’albergo pagato, il ricco buffet, l’allure di ufficialità, le telecamere, i fotografi, le meravigliose sale del palazzo del Circolo dei Lettori, il brano dal proprio testo recitato da un attore…
Però li aspetto al varco, la deliziosa giovane Sara e Mario, presidente affabile e simpatico, attento senza darlo a vedere, e con loro tutto lo staff. Perché fin qui è stato facile ma si sa, ciò che distingue il Calvino è il tosto impegno a cercare la strada per la pubblicazione. E qua vi voglio. Ragazzi, augurarsi le cose porta una sfortuna pazzesca, quindi mi taccio. Ma fate vedere chi siete, dateci dentro! In fondo è vero o no, che “di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno”? Perciò saggiamente incrocio le dita. Vi lovvo.
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