34° Edizione

OPERE SEGNALATE dal Comitato di lettura della XXXIV edizione

venerdì, 6 Agosto 2021

Marco ANGELINI (SP, 1976), Wilmo, ricorda

per l’inedita descrizione del marasma mentale di un ex bibliotecario che in dialogo con i personaggi dei suoi libri delinea per frammenti storia privata e rimossa storia pubblica

Emanuele ALDROVANDI (RE, 1985), Tentativi di sconfiggere la morte

per l’intelligente e terapeutica ironia e il brioso gusto teatrale con cui declina con stile impeccabile il tema del finis vitae e del suo fatidico incombere

Stefano BESI (RM, 1979), L’inizio del mondo e altre storie di poca importanza – RACCONTI

per la capacità dell’autore di creare un corpus di racconti coeso e ricco di rimandi interni ed esterni attraverso il linguaggio semplice ma raffinato della fiaba

Lucia BORRO (MI, 1954), Il paese illuminato

per l’abile gestione di un testo che analizza, in chiave femminile, i rapporti all’interno di una comunità elettiva sulle Alpi Marittime, in un inanellarsi ininterrotto di conversazioni e confidenze

Andrea CAPPUCCINI (RM, 1991), Cronache di Torricella

per l’efficace lingua sporca e la fantasticata sceneggiatura di una periferia romana ‒ con i suoi uomini, cose e strani eventi atmosferici ‒ sospesa nel tempo e insieme contemporanea

Margherita CARDANI (MI, 1990), Caramelle

per la descrizione da pugno nello stomaco ‒ espressa con un linguaggio perfettamente mimetico ‒ del disagio famigliare, scolastico, amoroso di una diciassettenne dei nostri giorni

Sara CATACCI (RM, 1983), Il talento di Katia

per l’incisivo e rapido tratteggio narrativamente intrigante della soggettività di una ragazzina incerta sulla propria identità sessuale nel quadro di una famiglia di borghesia virtuosa

Francesco CENNI (FI, 1975), Il cinema action

per la divertita e malinconica panoramica del cinema action di fine II millennio trasformata in accattivante materia narrativa con un imperdibile Sylvester ‘Sly’ Stallone per protagonista”

Lucio DI CICCO (RM, 1952), Il cielo alla rovescia

per la conduzione narrativamente felice, in un quadro di agili riferimenti evangelici, dell’epica vicenda dell’italo-argentino Porfirio novello messia in una Patagonia dai tratti mitici

Davide DI FINIZIO (NA, 1986), Neapolitanema

per il garbato divertissement sulla sorte dell’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, condotto con ironia e perizia e non senza fare un occhiolino alla modernità

Annamaria DI MICHELE (PE, 1940), L’amante slava

per la luce che getta sulle ambiguità e le ipocrisie di una famiglia borghese la comparsa di una badante slava, insieme oggetto del desiderio e di disprezzo, e comunque strumento usa e getta

Loretta FRANCESCHIN (PD, 1951), Di acqua e d’ombra

per la squisita e sottile analisi, espressivamente inappuntabile, di rapporti matrimoniali pronti a turbarsi per dettagli impalpabili, nella cornice di un fascinoso Polesine anni 80

Luca LONARDELLI (VR, 1975), Una questione di cattiveria

per l’articolato quadro del revenge porn che ci offre dipanando la trappola social che si intesse intorno a una ragazza incerta di sé ad opera di uomini ordinariamente egoisti

Fabrizio MENI (1964, AL), Un due tre, Stella!

per la densa e potente saga famigliare monferrina che attraversa il novecento per arrivare al secondo dopoguerra del riscatto, con l’Eternit delle polveri d’amianto sempre all’orizzonte

Annalisa MANISCALCO (RM, 1988), Io sono per me una terra straniera

per il respiro con cui si narrano, dal côté di un bel personaggio femminile, cento anni di storia nell’intreccio con una coinvolgente saga famigliare che si snoda tra Italia e Stati Uniti

Rosella MARTINELLO (MI, 1971), Qualcosa da difendere

per la sua esplorazione, in un piano e ampio affresco, dei temi dell’amicizia giovanile e del doloroso scarto tra le nuove generazioni istruite e le vecchie generazioni del lavoro

Simona MIGLIORI (MI, 1979), Barona

per aver saputo coniugare originalmente la realistica e vivida descrizione di un quartiere periferico di Milano con i suoi tipi e uno struggente idealismo dei sentimenti

Alessio MOSCA (RM, 1990), Chiromantica medica – RACCONTI

per la visionarietà di una scrittura che con esiti talora magistrali affronta le inquinate terre laziali e l’inquinata psiche contemporanea, tra suggestioni religiose e pornografiche

Raffaella MOTTANA (MI, 1995), I giorni della merla

per l’interessante incursione, in prospettiva femminile, nell’algido e oscuro mondo del BDSM riflesso di un moderno e ossimorico concetto di trasgressione disciplinata

Giulio NARDO (PD, 1992), Sinfonia del cristallo

per l’elegante, ironico e insieme romantico ritratto dell’odierna gioventù colta con i suoi vagheggiamenti sentimentali, artistici ed esistenziali tratteggiato con una peculiare cifra stilistica”

Roberto PERETTO (VA, 1946), Viaggio fantasmatico sul Trans-PadanItalia Express

per la straordinaria performance di un libro bigger than life in cui i confini tra vita e scrittura sono stati divelti e per l’impareggiabile e inesausta fucina linguistica che lo contraddistingue

Marco PULEJO (PI, 1973), L’estate sospesa

per l’intrigante, onirica e insieme realistica vicenda che trascina un asettico giovane dei nostri tempi dalla banale quotidianità alla contiguità col male sullo sfondo di una rarefatta Puglia”

Andrea QUATTROCCHI (MI, 1979), Il pescecane

per il magistrale ritratto di un personaggio ossessivo che forse trent’anni prima ha commesso un delitto attraverso la sua inaffidabile e delirante confessione su Facebook

Valentina RAMACCIOTTI (LU, 1972), Essere Umano

per la sofisticata declinazione in chiave veneziana di una trama fantascientifica con protagonisti la sublime coppia di un androide e di un’umana

Opere segnalate – Edizione XXX

mercoledì, 5 Luglio 2017

Opere segnalate dal comitato di lettura

ASSO Paolo (1963), Uno di uno
→ “per la sottile e stilisticamente ineccepibile analitica esistenziale in precario equilibrio tra narrazione e saggio”

BESI Stefano (1979), Gli eroi di mattina dormono
→ “per la leggerezza di tocco e il fresco spirito con cui si mettono in campo non senza sfumature surreali quattro personaggi dalla fantasia molto spiccata”

CANU Giovanni (1948), Omine
→ “per l’interessante affresco, nel prisma visuale di un poliziotto napoletano, del passaggio di consegne, in Sardegna, tra banditismo tradizionale e nuovo banditismo dell’Anonima Sequestri”

CECCARANELLI Mauro (1966), Il mondo tutto tondo
→ “per una rivisitazione letteraria del genere noir − tra Gadda e Pasolini − che si distingue per la bellezza della prosa e la chiarezza dell’impianto”

CIVITARESE Rocco (1999), Ho una spina in gola
→”per gli argomenti e la lingua gradevolmente young adult di un romanzo che ripercorre con umorismo gli snodi canonici dell’adolescenza”

DRAGOTTA Fabio (1987), Vodkagrad
→ “per la crudezza e l’intensità con cui vi si affrontano i temi delle patologie famigliari, della prostituzione, dell’omofobia e del neonazismo nel quadro di una Russia dei nostri tempi moralmente degradata”

FIORELLI Lorena (1962), Le convenienze
→ “per la capacità di emozionare con una narrazione che tocca motivi sensibili della femminilità, avvalendosi di un impianto e di una scrittura saldamente tradizionali”

FRANCESCHIN Loretta (1951), Una storia da bruciare
→ “per il bel ritratto di una giovane e fragile donna idealista e per l’incisivo disegno di uno spicchio di retriva provincia veneta agli albori degli anni Settanta”

FRUSTACI Francesco (1983), Il giorno prima della rivoluzione
→ “per l’arduo tentativo di riscrivere gli anni della contestazione operaia torinese in un’ottica dal basso sul filo di una sintassi programmaticamente illetterata”

GALLESU Stefano (1982), La banda dello Zingaro
→ “per l’eccellente tour de force linguistico, variato sistematicamente sulla trivialità, con cui si narra la storia di una sgangherata banda di marginali”

GREGORIN Cristina (1964), Almanacco veneziano
→ “per la ricostruzione, effettuata con estrema cura artigianale, del sentire e dell’operare mercantile nella Venezia di fine Duecento, all’epoca della trasformazione oligarchica del governo cittadino”

LANZETTA Gino (1960), L’amore equatoriale
→ “per l’impeccabilità stilistica e il brioso taglio avanguardistico con cui viene portato avanti un complesso gioco d’incastri che ha come scena primaria la Milano esuberante del terzo millennio”

LA TELA Maria (1973), La fragilità degli occhi asciutti
→ “per l’inquietante analisi delle passioni tristi che segnano l’esistenza di quattro personaggi femminili dai destini incrociati in un luogo del Sud sospeso tra passato e presente”

MATRAXIA Simona (1986), Anonimo
→ “per la capacità di esprimere narrativamente, attraverso un ben delineato personaggio femminile, il fascino esercitato dalla musica nell’aura preromantica della Germania di fine Settecento”

MOSCA Marcello (1990), Il prodigio
→ “per l’originalità dello stile che parodia con misura scritture d’antan nel raccontare una moderna fiaba di trasformazione oscillante tra pulsioni di desiderio e di vendetta”

MUSCAS Nicola (1983), Muzzi in azzurro
→ “per il piglio scanzonato e accattivante e la scorrevolezza di scrittura con cui si narra l’ossessione per la propria squadra del cuore, il Cagliari, sullo sfondo di una calda estate adolescenziale”

ORGERA Alessio (1984), I martiri
→ “per l’amara e acuta riflessione sulla cedevolezza morale dell’individuo e sul cinismo del potere nei giorni della drammatica e grottesca caduta del regime di Ceauşescu”

PALOMBA Alfredo (1985), Teoria della comprensione profonda delle cose
→ “per l’entusiasmo dialettico e l’efficacia espressiva con cui l’autore affronta senza darsi respiro disparati materiali dell’odierna cultura mediatica, tra social, pornografia e letteratura”

PAPPALARDO Domenico (1976), Tappeto verde
→ “per l’ironico rumore di fondo e il gusto dell’iperbole con cui si declinano i cliché della sicilianità in una narrazione di grande piacevolezza che vede al proprio cuore il gioco del bigliardo”

PERRICONE Stefano (1960), Costumi succinti
→ “per la maliziosa leggerezza e il complice divertissement grazie a cui si documenta, con penna raffinata, la scoperta della sessualità tra le classi elevate nella Ostenda di inizio Novecento”

PERRICONE Stefano (1960), Un profumo di miele selvatico
→ “per la narrazione allusiva ed elusiva, permeata di echi letterari e metafisici, del mistero che circonda un personaggio di nome Maria”

PIZZI Licia (1974), Piena di Grazia
→ “per la potenza visionaria di una serrata favola nera in cui non esiste remissione né salvezza per nessuno, ambientata in un truce e lutulento Sud fuori del tempo”

RUSSO Carlo (1956), Il dilemma del prigioniero
→ “per la ricca articolazione di un testo che si muove tra le dinamiche e le ipocrisie della vita d’ufficio e la ricerca di una felicità personale”

SALVOTTI Samuela (1966), Una dea qualunque
→ “per lo spaesante modo di affrontare la storia della propria madre sull’onda di una scrittura densa ed enigmatica, sempre in bilico tra verosimile e inverosimile”

TOSCANO Mariella (1962), Le scogliere di Hansen
→ “per aver saputo dare voce potente e straziante alla visione del mondo allucinata di una persona affetta da schizofrenia”

VASCO Barbara (1974), Il condominio degli aspiranti suicidi
→ “per l’intelligente humour nero con cui è trattata la variegata tavolozza di casi disperati dei nostri tempi che animano una trama complessa e ben congegnata”