Giurie

LE SORELLE SOFFICI di PIERPAOLO VETTORI

venerdì, 24 Febbraio 2012

Mercoledì 24 marzo

Con le sue mani bianche e affusolate, la mamma ha cominciato a servire i pasticcini ad Anton reggendoli sulla punta di una minuscola forchetta.
– Vostro padre è molto malato. Mi occuperò io di lui da ora in poi, – ci ha detto Anton senza guardarci in faccia ma continuando a sorridere alla mamma. – Farò tutto il possibile ma dovete cominciare ad abituarvi al peggio. Capite?
Io e Cecilia siamo rimaste immobili. Le ho preso la mano da sotto il tavolo ed era fredda come quella di una morta.
– Papà potrebbe morire, – ha insistito la mamma tormentando una collanina di perle azzurre.
Noi siamo state zitte.
– Non vi importa? Non vi dispiace neanche un po’?
La mamma ci guardava coi suoi occhi belli e tristi.
– No, – abbiamo risposto all’unisono. Non vogliamo mostrarci deboli di fronte alla mamma. Non ci fidiamo di lei.
Gli occhi le si sono riempiti di lacrime grosse come mirtilli.
– Ho cercato di educarvi ma non ci sono riuscita, – ci ha detto pulendosi gli occhi lucidi con un tovagliolo bianco.
Anton ha allungato una mano verso di lei come per chiuderle le labbra.
– Non potevi, Olga. Loro sono…come dire?
– Avete preso da vostro padre, – ha concluso la mamma come se vomitasse una mela. – Dalla sua famiglia. La maledetta famiglia. I Soffici.
Io e Cecilia ci siamo guardate. Pensiamo di non aver preso da nessuno. Non abbiamo bisogno degli altri.
Anton ha sgranocchiato i pasticcini e ha continuato a lanciarci degli sguardi cattivi coi suoi occhietti rossi.
– I Soffici, – ha scandito come se pronunciasse una bestemmia. Poi ha alzato gli occhi al cielo e dalla pelliccia grigia ha estratto un libretto. Lo ha poggiato sulle ginocchia e ha cominciato a sussurrare qualcosa di incomprensibile.
Forse è un prete.
La mamma gli è andata vicino e gli ha accarezzato la testa. Noi abbiamo chiesto il permesso di tornare in camera nostra e ce lo hanno concesso. Abbiamo dato un bacio sulla guancia al nostro nuovo cugino e siamo andate via.

Speriamo che Anton muoia.
E’ malvagio e ha un odore cattivo.
Più tardi abbiamo acceso la televisione e abbiamo sentito le urla di papà che veniva portato in soffitta. Ci dispiace per lui ma non possiamo aiutarlo.
Abbiamo guardato un programma comico.

 

ULTIMO NELL’ALFABETO (racconti) di DAMIANO ZERNERI

venerdì, 24 Febbraio 2012

Cirmolo

…Quando zeta e suo padre entrarono, ebbero a trovarsi di fronte ad un laboratorio
ordinato. Il banco da lavoro, le sgorbie, i succhielli, gli scalpelli, i pialletti, le punte
(qualsiasi punta), i martelli eccetera, tutti accuratamente alloggiati.
E poi la sega a nastro, la levigatrice, il trapano a colonna. In quello stanzone si
lavorava il legno. Sopra uno scrittoio filze simmetriche di fogli, gran parte dei quali
riportanti accurati esplosi di ghiere e leveraggi, infilzati con le puntine al muro proprio
sopra, presso un pannello di sughero.
Sul piano da lavoro un mucchietto di estrusioni, ma raccolte a cumulo come di chi ha
passato la mano aperta a conca e ha spinto/radunato tutto in un punto preciso.
Un uomo anziano, oltre la sessantina, col camice da lavoro impeccabile e gli occhiali
appesi al collo con un cordino, stava seduto presso un fornello vegliando intento a una
pentola nella quale cuoceva qualcosa di biancastro.
Il papà salutò il maestro Piatti. Questi si alzò, infilò gli occhiali e disse buongiorno.
Mentre lo diceva, con la coda dell’occhio impercettibilmente seguiva la cottura sul
fuoco.
Sto facendo andare la colla. Deve andare lenta lenta eh’ disse.
‘Eccoci. Qua in questa stanza si fanno i modelli’ disse a sua volta il papà facendo la
presentazione.
Zeta tacque.
‘Lo sai cos’è un modello?’ gli chiese il maestro Piatti prima di qualsiasi altra cosa.
Agli occhi di zeta quell’uomo era buffo; come tutte le persone anziane gli appariva di
forma tonda, tranne la voce, che in quel momento era dura, oltre che laconica. Ma il
maestro Piatti non aveva nulla di tondo, nella realtà.
Se zeta non fosse stato in quel momento un ragazzino spaesato – e quindi
momentaneamente ammainata la consueta facoltà di osservazione – si sarebbe subito
reso conto che si trovava nel luogo deputato di quell’anziano dall’apparenza così
linda/precisa, nel suo regno fatto di legno.
Lì tutto funzionava al regime di rotazione di un motore passo passo. Comunque zeta
disse che no, non lo sapeva cos’erano i modelli.
‘Ossignur, non lo sa!’ replicò con stupore il maestro Piatti battendo le mani ad una
platea immaginaria.
Ma il papà fu pronto. ‘Certo, adesso non lo sa, ma impara in fretta. E’ qui apposta, non
è vero?’.
E ancora con questa mano sulla spalla, anzi, ora con la mano sul collo. Ma che
voleva? Ma che era tutta questa benevolenza? si chiedeva zeta.
‘Ad ogni buon conto’ disse il maestro Piatti rientrando, non senza fatica, dallo stupore
precedente ‘qua lavoriamo per la meccanica: facciamo modelli in legno di parti appunto
meccaniche, di pressofusioni, di componenti di motori. Li facciamo col legno. La vedi
quella pentola? Ci sto facendo scaldare la colla che serve per incollare certe parti.
Altre invece le ricaviamo dal pieno. Qua la colla la faccio io; solo io…’.
Il papà intervenne. Disse che aveva da fare e che ormai la cosa era intesa, che non
voleva togliere altro tempo al maestro Piatti al suo lavoro, che con zeta ci si vedeva
quella sera a casa. Andò via.
‘Alura sümiòt, quanti anni hai?’ chiese il maestro Piatti una volta rimasti soli.
‘Quindici’ rispose zeta.
La risposta pare soddisfare i criteri d’ingresso e la messa a fuoco del soggetto.
‘A quindici anni ero già a bottega da tre’ disse il maestro Piatti guardando un punto
fuori dalla finestra. Dentro entrava un bel sole di stagione che cavava bene i toni caldi
del legno del pavimento, dei banchi e delle lavorazioni.
‘El mè papà mi aveva messo a imparare il mestiere del magnano’ continuò ‘Poi,
quando avevo i tuoi anni, con uno del mio paese siamo venuti in città. Andavamo a
riparare i tetti cui ciòd e cunt’el màrtel. Da mattina a sera; stavamo fuori anche quando
pioveva. Hai capito… anche quando pioveva, bei stüpid, no?’.
Zeta ritenne opportuno non rispondere nulla. Del resto, che cos’avrebbe dovuto dire?
Era attratto piuttosto dagli attrezzi; avrebbe voluto che il maestro Piatti subito glieli
descrivesse. Avrebbe voluto chiedere.
Il sentore della colla, che sembrava di broda di verdura, ma dolciastra, con un fondo
gommoso/limaccioso d’erba, ristagnava per la stanza. Il maestro Piatti aprì la finestra e
andò a vigilare la cottura. In quel mentre si spalancò la porta ed entrò un uomo.
Aveva i capelli cortissimi, gli occhi gialli, il naso rotto. Alto e dinoccolato nella tuta da
lavoro, era ricoperto di polline e minuscole infiorescenze gialle.
Venne subito apostrofato. ‘Se te fà, sacrament?! Guarda com’è conciato’.
L’uomo parlò, rivelando denti guasti e voce da dentro il secchio. ‘Ho dormito un pù sota
a l’àlber’. Il maestro Piatti finse di trasecolare. Si mise a cantare beffardo. ‘E’
primaveraaaa’.
Poi si fece serio. ‘Va giò a lavass, va’.
L’uomo uscì e prese di corsa per i gradini. Il maestro scosse la testa e spense il
fornello a spirito da sotto la pentola della colla.
‘Chi è quel signore?’ chiese timidamente zeta.
‘Signore, ah! Se ch’el lì l’è un sìgnur mi sunt’el papa de Roma’ rispose il maestro Piatti.
Ci fu silenzio. La pentola della colla venne poggiata accuratamente su una piastra
rialzata di ferro. ‘Quello lì è il Lallo: lavora qui come me e te, ma l’è pegg de mi e ti trà
insema’ riprese, ma già un poco ridendo, come preda di un’indulgenza che si prendeva
via la disapprovazione per codesta disdicevole condotta. ‘Ma adesso vieni un po’ qua a
aiutarmi con questa colla’…

 

LE SORELLE SOFFICI di PIERPAOLO VETTORI

martedì, 24 Gennaio 2012

LE SORELLE SOFFICI di Pierpaolo Vettori, Elliot Edizioni

finalista XXIV edizione – 2011

Veronica Soffici è una ragazza molto speciale, parla con gli scrittori defunti che popolano la biblioteca di casa, mangia mele con i chiodi di garofano e sente di essere la sola a difendere la sorella Cecilia dai pericoli terreni e ultraterreni. La sua è una famiglia di industriali la cui fortuna è stata costruita sulla ricetta segreta di una marmellata diventata famosa in tutto il mondo. Ma i tempi cambiano e l’ombra del fallimento sembra incombente, mentre i primi scandali di Tangentopoli cominciano ad apparire nelle cronache. Un aiuto potrebbe arrivare da un ambiguo faccendiere, l’unico in grado di (altro…)

MALACRIANZA di GIOVANNI GRECO

martedì, 24 Gennaio 2012

Malacrianza
Giovanni Greco

Nutrimenti
vincitore XXIV edizione

Malacrianza è tutto quello che il mondo adulto respinge, condanna o sfrutta del mondo dell’infanzia. È come la memoria tradita della propria infanzia, come una favola nera che tutto avvolge e riscrive. È il bambino che si mette le dita nel naso, la bambina che allegramente ruba o quella che tristemente si prostituisce, ragazzini violenti che in Sud America si difendono dal potere violento che li usa, i bambini che esercitano l’arte di arrangiarsi in qualche paese dell’Est o nel mondo arabo, è una leggenda indiana e una nuova vita che verrà. Malacrianza mette in fila vicende ‘esemplari’ di sopraffazioni e di piccole solidarietà, di soprusi e di sogni disposti a tutto per potersi avverare. Un viaggio nell’infanzia in varie parti del mondo con i bambini che vivono nelle fogne, quelli di strada, delle favelas, il commercio e la prostituzione infantile…

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dal “Calvino” gli scrittori di domani

martedì, 10 Gennaio 2012

Gli scrittori di domani? Lanciati sempre più dal “Calvino”: 7 finalisti in libreria dopo neppure un anno, e…

L’INCHIESTA SUL PREMIO DEL MOMENTO
Lo Strega? Il Campiello? Oltre ai due premi letterari che fanno vendere più copie si sta imponendo sempre più il Calvino (destinato a esordienti assoluti), che quest’anno compie 25 anni (negli anni ha già lanciato la Tamaro e la Veladiano, per fare solo due esempi): ben 7 finalisti saranno in libreria nelle prossime settimane (per Nutrimenti, Elliot, Frassinelli, Del Vecchio, e Baldini Castoldi Dalai…) e sempre durante il 2012 altri ex finalisti del Calvino dovrebbero debuttare. Autori che hanno trovato un editore a pochi giorni dal verdetto della giuria di un premio considerato trasparente e sobrio, che ormai garantisce quasi la certezza di arrivare in libreria… Nel 2012, visto il crescente successo (che si misura in termini di attenzione da parte delle case editrici), il record di iscrizioni (625 i manoscritti, oltre 200 in più della media) è l’inevitabile conseguenza… Ecco come si evolve la “moda degli esordienti”…
PARTICOLARI, CIFRE E NOMI
articolo di Antonio Prudenzano su www.affaritaliani.it

FUGANZE di MARIA CARMINATI

mercoledì, 21 Dicembre 2011

Fuganze
Maria Carminati
Campanotto
segnalato XXIV edizione

 

Quattro racconti che hanno come sfondo diverse vicende umane tutte ambientate nel quadrante geografico dell’Italia nord-orientale e che aprono sguardi attenti su alcuni degli avvenimenti drammatici svoltisi durante il XX secolo, con protagonisti di varie età, abitanti di quelle zone. In particolare l’autrice sceglie il momento della fuga davanti alle truppe austro-ungariche dopo la disfatta di Caporetto, l’esodo istriano conseguente alla sistemazione della questione triestina, gli spostamenti di massa conseguenti al dramma balcanico e gli sconfinamenti clandestini dall’Europa orientale. (altro…)

HO VINTO TRE CALVINI! di Pierpaolo Vettori

venerdì, 16 Dicembre 2011

Spesso si tende a sottovalutare la stupidità umana: la mia, in particolare.

Infatti, dopo aver dilapidato l’eredità dei miei figli in ansiolitici, decido anche quest’anno di partecipare al Premio Calvino. In fondo io non ho figli.

– Bravo! Non devi rinunciare ai tuoi sogni. In bocca al lupo! – dice mia moglie chiudendo la valigia e porgendomi un’istanza di divorzio. (altro…)

GITA AL CALVINO di Riccardo Battaglia

mercoledì, 14 Dicembre 2011

Mi chiamo Riccardo Battaglia, ho più o meno trentacinque anni e sono un musicista. Sono anche un traduttore. Un po’. Ma poi neanche. Diciamo musicista, è quello che c’è scritto sulla carta d’identità.

Per anni ho scritto per lavoro (di musica) e anche per piacere, ma un romanzo non l’ho mai scritto. (altro…)