Giurie

PICCOLE STORIE di EUGENIO GIUDICI

venerdì, 15 Giugno 2012

AMORE E POLLI: l’incontro di Cu de Goma e della nana

 

L’aveva vista dietro un carrozzone che preparava l’acqua bollente vicino a quel secchio, che sembrava enorme per lei piccola piccola, e ne era rimasto preso. Perché la Clelia era una nana, dell’altezza giusta per lui e con tutte le sue cose a posto: una delizia. Cantava e aggiustava il fuoco ed era stata una visione, il nascere di un sogno. Gli aveva sorriso, un bel sorriso, gli aveva dato coraggio e spirito così era andato là da lei e le aveva chiesto cosa faceva di bello.
Doveva spennare i polli, aveva risposto, non era difficile. Ma ci sarebbero volute mani belle grandi come le sue per fare prima.
Era la prima volta che qualcuno diceva che lui avesse qualcosa di grande e si era sentito sciogliere tutto, aveva trovato un po’ di coraggio e se gli avesse insegnato come si fa, le avrebbe dato volentieri una mano.

«Prendi il pollo per il collo, lo si tuffa giù nell’acqua e stai attento di non scottarti, poi quando lo tiri su, con l’altra mano si passa con decisione lungo le penne nel loro stesso senso e vengono via che è un piacere… così e così, poi lo rituffi in acqua, stai attento a non scottarti e avanti così finché il pollo non è tutto bello spennato».
Quel pollo ormai nudo gli era sembrato bellissimo; il risultato di un lavoro fatto divinamente, ma soprattutto c’era lo sguardo bello e soddisfatto della Clelia sullo sfondo …
Non si era reso conto di come fosse successo, aveva preso il pollo come aveva detto lei, non aveva nemmeno sentito l’acqua calda bruciargli la mano, solo le penne venir via come d’incanto, raspate giù da quel suo palmo grande e ruvido. Gli avevano dato una sensazione di piacere. Un velluto, una seta, mi disse, e il pollo era già nudo. In due colpi. La Clelia era sbalordita.
 

 

LA CASA DI EDO di PAOLO MARINO

venerdì, 15 Giugno 2012

QUASI UN INCIPIT

EDO SCOPRE CHE I SUOI GENITORI SONO MORTI

 

Non mi aspettavo di vederli e capivo che la loro presenza doveva essere carica di significati, sebbene non avessi il tempo di decifrarli. Mi avvicinai a zio Ettore per baciarlo sulla guancia, quando zia Lucia si mise prepotentemente in mezzo e strillando aggirò lo scoglio inerme del marito per corrermi incontro e abbracciarmi.
‘Povero il mio Edo cosa gli è successo al mio Edo piccolo mio piangi bambino mio cosa è mai capitato alla nostra famiglia una disgrazia una disgrazia come faremo come dobbiamo fare ora povero Edo senza la mamma e il papà che disgrazia piangi piccolo mio non avere paura.’
Mi stringeva tra le braccia schiacciandomi la faccia sul petto, soffocandomi con un profumo dolciastro mescolato all’odore acre del sudore. Finalmente qualcuno si degnava di spiegarmi come stavano le cose. Devo tuttavia confessare che, lì per lì, non mi fece alcun effetto. Non sentivo il bisogno di piangere, soltanto una sensazione di disagio che aumentava insieme ai picchi della voce e alla cascata di singhiozzi della zia. Il fastidio per quella presa umorale e il disgusto per lo scambio di effluvi mi proteggevano dagli effetti strazianti della litania.
Scorgevo soltanto una minuscola porzione dello spazio intorno a me: la valigia posata a terra e un nugolo di piedi. Scarpe di cuoio leggero, bordi di pantaloni chiari, sandali femminili, unghie smaltate di rosso, caviglie appesantite… Un mesto crocchio circondava la matrona venuta da lontano per piangere la scomparsa del fratello e della nuora e unirsi al lutto del nipote rimasto solo al mondo. Ce ne sarebbe stato abbastanza per farsi risucchiare da oscuri gorghi di disperazione e appendersi a una corda. Mi salvò la sensazione dell’inopportunità di quello sfogo: un’esibizione oscena, peggio che vederla alzarsi la gonna e abbassare le mutande.
 

GENNAIO COME di MICHELA MONFERRINI

venerdì, 15 Giugno 2012

IL REGALO CHE RESPIRA

 

Bambina corre verso il marciapiede. Già quasi le escono le lacrime e sente di non respirare più, sta in apnea sul fondo della piscina a contare mattonelle azzurre. Una, due. Fa’ che non mi sto sbagliando. Tre, quattro. Fa’ che non mi sto sbagliando. Cinque. Fa’ che. Non si è sbagliata. Sei, sette. Sa di non essersi sbagliata anche se ancora non lo vede, vede solo schiene chinate e si sente dare buffetti sulle guance e tutti le sorridono. Otto. Scansatevi, scansatevi tutti. Nove. È un regalo che respira. È un regalo che respira. Eccolo. Dieci. Dieci mattonelle. Dieci anni appena compiuti. Adesso si torna in superficie. Respira Bambina, respira.
Poi, lui è lì. Sporco, incrostato, scheletrico.

La ‘cosa’ è il cane più bello che Bambina abbia mai visto. Trema, ma non è il freddo. La coda è invisibile, passa all’indietro tra le gambe posteriori e finisce aderendo alla pancia; anche le orecchie sono tirate indietro, come da un vento fortissimo. Sul muso nero, tra gli occhi, finisce la punta bianca di una stella il cui resto non si vede.

Toccarlo è sapere che è vero, è registrarlo nelle dita, sapere cosa significa ‘per sempre’, e dividere la vita in prima e dopo. Toccarlo è guardare negli anni che verranno. Sapere che il suo nome non è uno di quelli a cui Bambina aveva sempre pensato, Poldo Pluto Pippo. Il suo nome è Charlie come in Charlie, anche i cani vanno in Paradiso: le mani, lo hanno deciso.
Adesso Bambina vorrebbe lasciare tutto lì, torta, regali, invitati, conto da pagare e persino nonni. Andiamo a casa, dice a sua madre. Andate a casa tutti, la festa è finita, vorrebbe dire agli altri. …Soffia sulle candeline come creando un piccolo uragano, rifiuta la sua porzione di torta, scarta i regali gridando ringraziamenti esagerati per non tradire l’assoluto disinteresse verso qualsiasi regalo che non respiri.
 

LO STILE DEL GIORNO di FABRIZIO PASANISI

venerdì, 15 Giugno 2012

Ma c’è un terzo elemento che mi ha permesso di venire a capo – ammetto, non senza difficoltà – di questo lavoro: riguarda me stesso, il mio contributo di osservatore diretto. Già, perché io, c’ero. Non posso dire di essere stato un vero amico di persone di tale fama e grandezza, ma, insomma, pure feci parte, a tratti, del loro panorama, del loro milieu. Non potevo pretendere di essere chiamato per nome, o che mi fosse rivolto il ‘tu’ confidenziale da Thomas Mann – e, d’altra parte, chi ebbe mai un tale privilegio! –, né mi pregio di figurare tra i destinatari di una poesia di Bertolt Brecht, neanche nei panni del più meschino tra gli irrisi. Non posso vantarmi insomma di avere ispirato un loro rigo sebbene attingessero, a piene mani, dalla realtà che li circondava, o di aver ricevuto da quei due eccelsi una lettera, una breve epistola, un messaggio, la firma su un libro, con un pensiero accluso, tutto per me… Però, io c’ero, posso garantirlo, ero lì, nei paraggi, li seguivo, spuntavo, ogni tanto, e, soprattutto, li guardavo, li ascoltavo, cercavo di capirli, di assimilarli. Trascrivevo una frase, una sentenza, segnavo un appunto sul mio taccuino, collezionavo intanto immagini dell’epoca, ed è pertanto tutta opera mia, ne vado piuttosto orgoglioso, quel tentativo di illustrazione che accompagna il lavoro – saggio, romanzo, fate voi… –, e lo completa, alla ricerca di un nesso, di un legame tra questi due tedeschi, così vicini, così diversi…
 

 

I CONCORRENTI SEGNALATI NELLA XXV EDIZIONE

giovedì, 7 Giugno 2012

L’Associazione per il Premio Italo Calvino comunica i nomi dei CONCORRENTI SEGNALATI DAL COMITATO DI LETTURA

Antonio Bigini, Code a tratti sulla Via Lattea
Roberto Cosenza, Le lune del cranio
Francesco Cozzolino, Ael
Marco D’Alba, Caibele
Lucio Di Cicco, La bottega del pane
Cinzia Di Mauro, Storia vera di un killer nano
Valeria Esposito, La figlia di Ulisse
Ilaria Ferramosca, Dario Mazzeo, Vittorio Rainone, Marco Villasmunta, Qualche altra cosmicomica. Racconti dal cugino di Qfwfq
Silvia Freddi, Manuale tecnico per l’allevamento dei polli
Roberto Gandus, Il pesce appeso al soffitto
Alessandro Garigliano, Mia moglie e io
Matteo Giancotti, Ne ho sentito parlare
Andrea Guaitoli, Campo interno
Marco Gualersi, Miscellanea
Paolo Latini, I meli gemelli fanno Bauhaus
Maurizio Listone, Non date udienza!
Davide Martirani, La preda e altri racconti
Armando Minuz, Ho portato sulle spalle mio padre
Silvia Montemurro, L’inferno avrà i tuoi occhi
Francesca Pirrone, Alle sette di notte
Raimondo Quagliana, Sarò breve (cose, persone, cani e altri scompigli)
Roberto Risso, Il vuoto negli occhi
Roberto Scorza, L’onda cieca
Claudio Mario Tozzi, Forte l’amore come la morte

 

L’EREDITÀ DEI CORPI di MARCO PORRU

venerdì, 25 Maggio 2012

L’eredità dei corpi
Marco Porru
Nutrimenti
finalista XXIV edizione – 2011

Raniero e Gabriele sono due adolescenti difficili, molto diversi tra loro, ma ugualmente smarriti. Raniero è affetto da una malattia ereditaria che gli deforma la pelle e segna in profondità anche la sua psiche, alterandogli a tratti l’equilibrio mentale. Gabriele non riesce a dormire, visitato dall’insonnia che gli fa consumare sigarette e azzardate prodezze in bicicletta. Raniero ha una madre ricoverata in una casa famiglia e una zia che gli fa da madre, Rosaria, ossessionata dalla sua bruttezza e dal richiamo perverso di una disperata sessualità. Gabriele nutre un’ostilità violenta per il padre, origine delle sue crisi, della rabbia, della vertigine. Raniero segue (altro…)

IL BANDO DELLA XXVI EDIZIONE 2012-2013

martedì, 22 Maggio 2012

IL BANDO DELLA XXVI EDIZIONE 2012-2013

Per partecipare al Premio Calvino è necessario inviare il materiale sia in forma cartacea che per e-mail.

 

Facendo clic sul bando si apre la pagina che contiene:

 

– il testo del bando
– le istruzioni per iscriversi
– il modulo di iscrizione

 

IMPORTANTE!
Nelle Istruzioni viene spiegato, passo per passo, come preparare il materiale.
Nella sezione FAQ ci sono le risposte alle domande più comuni.
Invitiamo a leggere con attenzione tutti i punti delle Istruzioni e a visitare la sezione FAQ prima di rivolgersi alla Segreteria.

 
 

LE SCHEDE DI LETTURA DELLA XXV EDIZIONE 2011-2012

Come indicato anche nella sezione FAQ, i concorrenti della XXV Edizione riceveranno le schede di lettura delle loro opere entro il 31 luglio.

 

L’ETÁ LIRICA di LETIZIA PEZZALI

mercoledì, 9 Maggio 2012

L’età lirica
Letizia Pezzali

Dalai Editore
Finalista XXIV edizione

Nel vagare distratto di Mario Geranio fra l’esame di maturità che si avvicina e brevi e fragili relazioni con coetanee, irrompe un incontro che sembra infine dare un senso alla sua esistenza, offrendogli una superficie in cui riflettersi: Adrián, il «ragazzo di cenere», un compagno di scuola visto alla fermata dell’autobus, che in seguito (altro…)