Antologia finalisti XXVI

I COSTRUTTORI DI PONTI di SIMONA RONDOLINI

giovedì, 25 Aprile 2013

Nell’azienda cunicola

Quando entrò nel nuovo reparto, la colpì il bianco. Bianche erano le piastrelle lucide che rivestivano le pareti, bianche le tute e le cuffie degli operai, bianchi i loro grembiuli di plastica. L’abbigliamento rendeva tutti pressoché uguali, uomini e donne… tutti erano silenziosi.
……
Laura si voltò verso sinistra e vide spuntare da dietro l’angolo del muro una lunga fila di pendagli appesi ai gambieri. Capì dagli occhi e dalla forma del corpo che erano i conigli, però morti e senza più la pelliccia. Senza più le lunghe orecchie il cranio spellato aveva una forma singolare, come implosa su se stessa. La luce forte che cadeva dal soffitto si rifletteva sulle nude carni violacee. La caporeparto assunse una posizione quasi sull’attenti poi, non appena uno di quei monconi le si parò davanti, con un movimento veloce e preciso dall’alto verso il basso, incise il ventre dell’animale con il coltello che teneva nella mano destra. Subito un agglomerato floscio di visceri bluastri si riversò fuori e rimase a pendere dalla carcassa vuota. “Velocità e precisione, non serve altro”…

Laura si disse che non aveva altra scelta che imparare a fare bene quel lavoro, perché farlo male lo avrebbe reso solo più difficile da sopportare. Velocità e precisione, aveva detto la donna, e aveva ragione. Guardandosi intorno, capì perché tutti gli operai erano muti, concentrati, rapidi nell’eseguire le mansioni loro affidate. Non era soltanto perché vi erano obbligati dal ritmo del meccanismo girevole. Era perché, se si fossero concessi di essere lenti o imprecisi, nelle maglie allentate di quell’ingranaggio di cui erano entrati a far parte si sarebbe infilato di tutto: domande senza risposta, nausea, vergogna, magari rabbia, magari disperazione. E, questo, nessuno di loro poteva permetterselo.
Quando finì il turno, la colpì il rosso. Era dovunque e sporcava tutto. Il bianco era stato un’illusione, durata pochissimo.